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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 25-03-2021

Il fumo passivo «avvicina» l'ipertensione fin dall'età infantile



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L'esposizione al fumo passivo è un fattore di rischio per l'insorgenza dell'ipertensione fin dalla più tenera età. Un motivo in più per smettere di fumare

Il fumo passivo «avvicina» l'ipertensione fin dall'età infantile

Tra le tante ragioni per cui occorrerebbe evitare di esporre i bambini al fumo passivo, ce n’è una meno lampante. Ma non per questo di minore importanza. È la prevenzione dell’ipertensione, a cui risultano più esposti i piccoli che crescono in luoghi frequentati dai fumatori. È questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori statunitensi, che ha indagato l’impatto dell’esposizione al fumo passivo sui valori della pressione arteriosa in oltre 8.500 bambini e adolescenti. I risultati, al netto di altri possibili fattori confondenti (indice di massa corporea, disponibilità economica, età, sesso ed etnia), hanno fornito un responso chiaro. Per prevenire l'insorgenza dell’ipertensione fin dall’età pediatrica, una delle strategie più efficaci prevede che i bambini non crescano in luoghi in cui l’aria è inquinata dalle sostanze sprigionate dal fumo di sigaretta.

QUANTO È DANNOSO IL FUMO PASSIVO? 

IL FUMO PASSIVO «AVVICINA» L'IPERTENSIONE NEI BAMBINI 

La conferma giunge da un lavoro condotto oltreoceano, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Jama Network Open. Attingendo al database dell'indagine sullo stato di salute e nutrizionale dei cittadini statunitensi (NHANES), i nefrologi pediatri del Montefiore Medical Center di New York hanno incrociato i dati relativi all'esposizione al fumo passivo (segnalata in una popolazione di  bambini e adolescenti con almeno un convivente fumatore in casa o rilevata attraverso la misurazione del metabolita cotinina nel sangue) con i valori di pressione arteriosa  ottenuti come media di tre misurazioni ravvicinate. Nel caso dei bambini (meno di 12 anni), la pressione arteriosa elevata e l'ipertensione sono state definite come valori superiori al novantesimo e al novantacinquesimo percentile, rispettivamente. Per gli adolescenti, invece, sono stati utilizzati i valori soglia dell’adulto: 120/80 (millimetri di mercurio) per la pressione elevata e 130/80 l'ipertensione. L’analisi ha fornito l'istantanea di una relazione tra pressione arteriosa e fumo dipendente dalla dose di esposizione. I valori della pressione arteriosa sono infatti risultati più elevati all'aumentare dei livelli di cotinina rilevata nel sangue dei bambini.


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BAMBINI IPERTESI SARANNO ADULTI IPERTESI?

Questi dati, secondo i ricercatori, «confermano una plausibilità biologica che lega l'esposizione al tabacco all'aumento della pressione arteriosa». Ipotesi che trova d'accordo Simonetta Genovesi, responsabile del centro di prevenzione cardiovascolare in età pediatrica dell'Istituto Auxologico di Milano. «Dimostrare delle correlazioni sicure tra l'ipertensione in età pediatrica e il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari in età adulta è molto difficile. Tuttavia la pressione arteriosa è soggetta al fenomeno del trascinamento. Per cui i soggetti con valori pressori elevati nell’infanzia e nell’adolescenza avranno una alta probabilità di avere valori alti anche da adulti». E che l’ipertensione in età adulta apra la strada all'insorgenza di diverse malattie croniche, a carico dei reni, del cuore e del cervello, è assodato. A ciò occorre aggiungere che «diversi indici correlano i valori elevati di pressione in età pediatrica a un iniziale danno d'organo a carico dell’apparato cardiocircolatorio - puntualizza la specialista -. Si può andare dalla disfunzione endoteliale all'aumento dello spessore della parete delle carotidi, dall'ipertrofia del ventricolo sinistro all'aumentata rigidità dei vasi sanguigni». 

PRESSIONE SANGUIGNA NEI BAMBINI: COME MISURARLA?

Fattori che, seppur reversibili, rischiano di aprire la strada alla crescita di un adulto «predisposto» ad ammalarsi fin dall'inizio. Ma come controllare allora la pressione nei bambini? La valutazione nei primi anni di vita è complessa. A differenza di quanto si fa negli adulti, nel bambino non basta soltanto rilevare il valore della pressione arteriosa (in millimetri di mercurio). La misurazione deve tenere conto anche di altri parametri: quali il sesso, l’età e l’altezza del bambino. Infatti, nei bambini, i normali valori di pressione sono diversi nei due sessi e aumentano al crescere dell’età e dell’altezza. Inoltre i normali apparecchi utilizzati a domicilio per la misurazione della pressione non hanno in genere algoritmi validati per i più piccoli. E i bracciali utilizzati spesso non sono adeguati. Ragion per cui «al momento è sconsigliabile che i genitori misurino la pressione ai figli se non adeguatamente istruiti: nella maggior parte dei casi non sarebbero poi in grado di interpretare i risultati - raccomanda Genovesi -. Valida è invece l'indicazione di chiedere al pediatra di misurare la pressione al bambino almeno una volta l’anno».


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Considerando l'impatto crescente che l'ipertensione ha sulla salute pubblica, come primo fattore di rischio per l'insorgenza delle malattie cardiovascolari, l'obbiettivo della comunità scientifica è ridurre i numeri di una condizione che in Italia riguarda quasi 1 adulto su 3. E che può vedere le fondamenta porsi fin dall'età infantile. Parte dunque anche da qui la lotta al fumo passivo, con un messaggio che punta ad arrivare soprattutto alle orecchie dei genitori. «Non esistono quantità di fumo passivo sicure: né per gli adulti né per i bambini - conclude la specialista, docente associato di nefrologia all'Università di Milano Bicocca -. I più piccoli devono ricevere le massime tutele. Motivo per cui occorre evitare di esporli anche ai residui del fumo che possono depositarsi sulla pelle e sui vestiti di un fumatore e di farli soggiornare in ambienti in cui una o più persone hanno fumato».

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ATTENZIONE AI CETI PIÙ POVERI 

Indicazioni da tenere bene in mente soprattutto nei contesti di maggiore disagio sociale. Dallo studio è infatti emerso che i bambini più esposti al fumo negli Stati Uniti sono quelli più poveri e con un peso corporeo eccessivo. Una circostanza che, secondo Genovesi, risulta «probabilmente vera anche nella nostra realtà». E che merita di essere sottolineata per evitare che si allarghi la forbice tra bambini con maggiori opportunità economiche e bambini più poveri, che potrebbero avere anche peggiori condizioni di salute fin dai primi anni di vita. 


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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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