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Oncologia

Una dieta ricca di fibre per rallentare il mieloma

Una dieta ricca di fibre può rallentare la progressione di MGUS e SMM: il microbioma diventa una nuova leva per modificare la storia naturale del mieloma

Rallentare la progressione della gammopatia monoclonale di significato incerto (MGUS) e del mieloma smoldering (SMM) verso forme di mieloma conclamato potrebbe essere possibile grazie a una dieta particolarmente ricca di fibre. A confermarlo è un ampio studio internazionale guidato dall’IRCCS Ospedale San Raffaele insieme al Memorial Sloan Kettering Cancer Center, pubblicato su Cancer Discovery. Intervenire in modo mirato sull’alimentazione sembra influenzare la traiettoria di queste due condizioni nell'evolvere verso il mieloma.

LE CONDIZIONI PRECURSORI: MGUS E SMM

Il mieloma multiplo non nasce improvvisamente. Le condizioni che lo precedono, MGUS e SMM, sono diffuse nella popolazione over 50 e rappresentano una sorta di “anticamera biologica”, silenziosa ma dinamica. In questi anni si è compreso che la loro evoluzione è meno casuale di quanto si pensasse: è influenzata da fattori metabolici, infiammatori, da segnali immunitari e, in modo sempre più evidente, dalla composizione del microbioma intestinale.

Già nel 2018 il gruppo del San Raffaele aveva messo in luce il ruolo di alcune specie batteriche nel promuovere uno stato infiammatorio favorevole alla progressione. Il nuovo studio si colloca esattamente lungo questa linea: se il microbiota può accelerare la malattia, capire come riprogrammarlo potrebbe diventare parte della strategia terapeutica.

LO STUDIO NUTRIVENTION: COSA SUCCEDE QUANDO CAMBIA LA DIETA

Uno dei modi per provare a riprogrammare il microbiota consiste nel modificare la dieta attraverso l'assunzione di un quantitativo maggiore di fibre. Ed è quello che è stato fatto nella sperimentazione clinica NUTRIVENTION, condotta al Memorial Sloan Kettering. Ventitré persone con MGUS o SMM per dodici settimane hanno seguito una dieta ricca di fibre e basata su alimenti vegetali, senza alcuna restrizione calorica. Il percorso alimentare non puntava a ridurre il peso, ma a modificare la qualità del cibo, privilegiando frutta, verdura, legumi e cereali integrali.

Dalle analisi — i cui risultati preliminari furono raccontati nel nostro approfondimento dal congresso ASH 2024 — è emerso che l’infiammazione generale è diminuita, il metabolismo del glucosio è migliorato e il microbioma si è arricchito di batteri che producono butirrato, una sostanza nota per la sua azione antinfiammatoria. Anche la componente monoclonale, il parametro che indica se la malattia sta avanzando, ha cambiato comportamento. Nei pazienti monitorati nel tempo la componente si è stabilizzata e, in alcuni casi, è persino diminuita.

IL MECCANISMO BIOLOGICO: DAL MICROBIOTA AL MIDOLLO OSSEO

La parte sperimentale svolta al San Raffaele ha permesso di chiarire il meccanismo. Nei modelli animali alimentati con una dieta ricca di fibre, il microbioma ha aumentato la produzione di butirrato e di altri acidi grassi a catena corta, molecole in grado di modulare l’infiammazione e di modificare il comportamento delle cellule immunitarie nel midollo osseo.

Questo effetto si è tradotto in una riduzione della proliferazione tumorale nei modelli in vitro e in un marcato ritardo nell’insorgenza del mieloma nei modelli animali, fino a impedirne del tutto lo sviluppo in una parte dei casi. Una cascata biologica che parte dall’alimentazione e arriva fino al microambiente della malattia.

IL RUOLO DELLA DIETA ANCHE NEL TRAPIANTO

Questi risultati non sono isolati. Negli ultimi anni, la nutrizione — e in particolare l’assunzione di fibre — ha iniziato a mostrare un ruolo rilevante anche in un altro ambito dell’ematologia: il trapianto di midollo osseo. Studi osservazionali e sperimentali hanno evidenziato che una dieta più ricca di fibre si associa a una maggiore diversità del microbioma e a un aumento dei batteri produttori di butirrato, caratteristiche associate a un minor rischio di graft-versus-host disease e a migliori esiti post-trapianto.

Il quadro che emerge è coerente: microbioma, infiammazione e immunità rispondono agli stessi stimoli, e la dieta rappresenta una leva comune in grado di modulare tanto la progressione di MGUS/SMM quanto alcune complicanze del trapianto. Due filoni di ricerca distinti, uniti dalla stessa logica biologica.

LE PROSPETTIVE FUTURE

Alla luce di questi risultati, la dieta non appare più come un elemento accessorio ma come una possibile componente della strategia terapeutica. Non sostituisce le terapie oncologiche, ma agisce su un terreno diverso — quello dello stile di vita e del microbioma — che nelle forme precoci del mieloma potrebbe diventare decisivo.

In quest’ottica è stato avviato un nuovo studio multicentrico coordinato dal San Raffaele, con l’obiettivo di valutare su scala più ampia gli effetti di un’alimentazione ricca di fibre nei pazienti con SMM. L’idea è verificare se la modulazione del microbioma possa essere integrata nella pratica clinica per ritardare la progressione e migliorare la prospettiva dei pazienti.

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