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Cardiologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 29-12-2014

La cocaina quadruplica il rischio di morte improvvisa



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Uno studio basco dimostra come lo stupefacente abbia un ruolo nella insorgenza di fenomeni cardiovascolari. Più alto è anche il rischio di ictus

La cocaina quadruplica il rischio di morte improvvisa

L’effetto, a breve termine, riguarda soprattutto il sistema nervoso centrale.

Ma le conseguenze più pesanti, e spesso trascurate, dell’abuso dello stupefacente, riguardano l’apparato cardiovascolare. La cocaina, nella società occidentale consumata principalmente per via inalatoria (“sniffandola”), può giocare brutti scherzi al cuore.

 

COCAINA E CONSEGUENZE

Sugli effetti della cocaina a carico del cuore non ci sono più dubbi.

Aumento della frequenza cardiaca, incremento della pressione sanguigna e della contrattilità del ventricolo sinistro del cuore, maggiore richiesta di ossigeno da parte del tessuto muscolare cardiaco, riduzione dell’afflusso di sangue nelle coronarie: tutte condizioni che non giovano alla salute cardiovascolare.

A confermarle è stato un gruppo di ricercatori baschi, autore di uno studio appena pubblicato sulle colonne di Addiction.

Analizzando i campioni di tessuto prelevati da 437 persone giovani (19-49 anni) morte improvvisamente in Biscaglia tra il 2003 e il 2009, e ponendoli a confronto con quelli tratti da 126 soggetti deceduti per altre cause, il team di scienziati ha concluso che «il consumo di cocaina aumenta di quattro volte il rischio di morte riscontrabile nelle persone che non assumono la sostanza stupefacente».

Dal confronto con i dati stimati nella popolazione generale, è emerso che tra coloro che erano deceduti all’improvviso il consumo recente di cocaina era stato superiore: da 13 a 58 volte.

Pure il sesso deve aver giocato la sua parte, se il rischio di morte negli uomini è stato valutato superiore rispetto a quello corso dalle donne: +16%.

Nella comparazione si è tenuto conto dell’eventuale presenza ante-mortem di condizioni che giocano un ruolo nell’insorgenza di episodi cardiovascolari: come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, i consumi di cannabis e alcol, l’abitudine al fumo e l’assunzione di benzodiazepine (ansiolitici).

 

LA COCAINA AUMENTA IL RISCHIO DI ICTUS

«Il decesso, in realtà, potrebbe non essere un evento improvviso, ma soltanto la “spia” che segnala la presenza di una disfunzione vascolare in precedenza mai diagnosticata», afferma Benito Morentin, ricercatore nel dipartimento di patologia forense dell’Istituto di medicina legale di Bilbao.

Trattasi di problematiche corresponsabili del decesso o di condizioni “innescate” dal precedente e abitudinario consumo di cocaina? I ricercatori baschi, a questa domanda, non hanno saputo rispondere. Ma la conclusione del loro studio rafforza un’evidenza già riscontrata nei mesi scorsi.

Risale allo scorso febbraio, infatti, una ricerca presentata dall’American Heart Association che sottolineava un aumentato rischio - da sette a dieci volte - di incorrere in un ictus negli assuntori di cocaina (tra i 14 e i 19 milioni nel mondo), nelle ventiquattro ore successive al consumo. «La cocaina è un potente vasocostrittore coronarico e per questo può creare l'infarto del miocardio e aritmie gravi, come la fibrillazione ventricolare - precisa Bruno Trimarco, docente di malattie dell'apparato cardiovascolare all'Università Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) -.

Tra le varie sostanze è quella che in assoluto ha l'effetto vasocostrittivo più intenso». Causa di dipendenza e, adesso, anche di morte. Guai a scherzare con la cocaina.  

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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