I malati reumatici rischiano di essere penalizzati dal Coronavirus
Continuità delle cure a rischio per sei milioni di malati reumatici, a causa della «condivisione» di alcuni farmaci con i pazienti affetti da Covid-19
Esistono più di cento malattie reumatiche, molto differenti fra loro per frequenza e gravità. Nel nostro Paese, ne soffrono circa sei milioni di persone e l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (Anmar) lancia un appello dettato dalla preoccupazione: «Stiamo ricevendo segnalazioni di carenze di alcuni antimalarici e antinfiammatori che sono entrati nei protocolli per il trattamento della polmonite da Covid-19 - sostiene Silvia Tonolo, alla guida dell’Anmar -. Senza l’assunzione di questi medicinali, che da anni sono utilizzati anche in reumatologia, si rischiano riattivazioni di malattie gravi tra cui artritereumatoide, spondilite anchilosante e lupus eritematoso sistemico. E questo sta già avvenendo soprattutto nelle Regioni più colpite dalla pandemia, come la Lombardia e il Veneto. Molti pazienti si ritrovano quindi, senza le loro abituali cure, in precarie condizioni di salute e costretti ad assumere antidolorifici».
PER I MEDICINALI INDIVIDUATA UNA SOLUZIONE-TAMPONE
A scarseggiare sono soprattutto l’antireumatico tocilizumab e l’antimalarico idrossiclorochina (utilizzato nella terapia, oltre che della malaria, anche dell'artrite reumatoide e del lupus eritematoso sistemico), la cui produzione era bilanciata in base al fabbisogno dei pazienti reumatici, mentre ora vengono entrambi utilizzati su larga scala come cure nei pazienti contagiati dal Coronavirus. «Le difficoltà sono parzialmente rientrate - spiega Luigi Sinigaglia, presidente della Società Italiana di Reumatologia -. Per tocilizumab si è creata un’intesa con l’azienda farmaceutica che lo produce, per cui la formulazione sottocutanea viene utilizzata nei malati reumatici e quella endovena ai malati di Covid-19. Per l’idrossiclorochina stiamo cercando la soluzione migliore, ma non tarderemo a risolvere il problema». Certo è che la soluzione che verrà individuata dev’essere valida sul lungo periodo, nel caso si verifichi la temuta seconda ondata di Sars-CoV-2 o l’attuale fabbisogno aumentato di questi medicinali si prolunghi fino a quando non si trova un vaccino contro il virus, per cui potrebbe volerci almeno un anno.
QUALI DIFFERENZE TRA SARS, MERS E COVID-19?
PAZIENTI DA NON TRASCURARE
Un’altra questione che preoccupa i malati reumatici, in questo momento di emergenza sanitaria, è la continuità assistenziale: «Soffriamo di malattie croniche che quindi richiedono trattamenti ed esami diagnostici per lunghi periodi di tempo - sottolinea Toniolo -. Interrompere le cure o non tenere monitorata la nostra salute, saltando visite e controlli, può comportare un aggravamento anche serio delle condizioni nella singola persona. Per cui va garantita la continuità terapeutica e anche il rapporto con lo specialista di riferimento». «L’emergenza Coronavirus è destinata a durare ancora a lungo - aggiunge Mauro Galeazzi, già direttore della clinica di reumatologica del policlinico Le Scotte di Siena -. Vanno trovate nuove soluzioni per salvaguardare la salute e il benessere di uomini e donne colpiti da malattie che possono anche essere fatali. Diversi reparti di reumatologia non sono più attivi perché attualmente destinati alla medicina interna o alla terapia intensiva. Lo specialista reumatologo deve però cercare di rimanere in contatto con i pazienti e rispondere ai loro dubbi e richieste. Una possibile soluzione è rappresentata dalla telemedicina di cui stiamo implementando l’uso attraverso nuove collaborazioni tra specialisti, medici di medicina generale e associazioni di pazienti. Può infatti essere utilizzata per la gestione delle cronicità, come sta già avvenendo per il diabete in alcune Regioni. Bisogna poi rivedere le liste d’attesa, per gli interventi terapeutici e diagnostici, per dare priorità ai malati più a rischio. In queste settimane siamo costretti a rinviare esami, visite e somministrazione di farmaci a causa delle grosse difficoltà in cui si trovano molte strutture sanitarie. Inoltre alcuni malati intimoriti non si recano in ospedale anche quando potrebbero farlo».
Il timore è quello di essere contagiati dal virus, anche perché i malati reumatici sono più soggetti a malattie virali e respiratorie. Ma rischiano di più di contrarre l’infezione da Covid-19 o di soffrirne in modo più grave? «Al momento non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino un maggiore rischio di infezione da Coronovirus per chi una malattia reumatologica - rassicura Rosa Daniela Grembiale, reumatologa dell’azienda ospedaliero universitaria di Catanzaro -. Invitiamo quindi tutti i pazienti a seguire le indicazioni dei medici e non sottrarsi alle cure per paura di possibili contagi. Al momento abbiamo solo i dati di un paio di studi, uno tedesco su un migliaio di pazienti reumatici e uno italiano su 320: in entrambi i casi sono stati pochissimi i casi di Covid (5 in Germania, 4 in Italia) e sempre non in forma grave. Forse potrebbero persino essere più protetti dal virus, ma i numeri sono troppo bassi per trarre qualsiasi conclusione».
NON INTERROMPERE LE CURE
L’indicazione generale è quella di non interrompere o ridurre autonomamente le terapie, ma cercare di osservare le raccomandazioni di protezione individuale e di distanziamento sociale emanate a livello nazionale. «La somministrazione di farmaci immunosoppressivi va sospesa solo se insorgono sintomi simil-influenzali, come la febbre e la tosse - conclude Grembiale -. Si tratta di una normale prassi medica, che va eseguita indipendentemente dal Covid-19. Per quanto riguarda invece l’avvio di nuove terapie immunosoppressive o con farmaci biologici, in questo periodo critico per il sistema sanitario, la scelta spetta solo al reumatologo. È preferibile iniziare questi trattamenti, che presentano un rischio infettivo, solo nei casi di alcune malattie che possono avere effetti negativi sulla salute o causare danni ad organi vitali».
Per capire come curare al meglio i malati reumatici e quali rischi corrono, la Società Italiana di Reumatologia ha istituito il Registro Coronavirus e Malattie Reumatologiche che raccoglierà i dati di tutti i pazienti italiani e sarà in costante aggiornamento e collaborazione con i registri europeo e americano. «In Europa abbiamo predisposto un’apposita Task Force per promuovere e coordinare una serie di iniziative internazionali in questo periodo di pandemia - sottolinea Annamaria Iagnocco, associato di reumatologia all’Università di Torino e presidente eletto dell’European League Against Rheumatism (EULAR) -. È stato creato un database europeo in cui si stanno raccogliendo dati su casi clinici di pazienti adulti e pediatrici con SARS-CoV-2 e malattie reumatiche e muscoloscheletriche. Anche in altre nazioni europee si stanno verificando carenze di importanti farmaci. Si tratta di terapie per le quali, tuttavia, non è ancora stata dimostrata scientificamente una reale efficacia contro Covid-19. Ci vorranno diversi mesi prima che sia possibile produrre evidenze scientifiche le quali potranno consentire l’uso di diversi trattamenti nella pratica clinica».
Coronavirus: evitare il contagio mantenendo sana la pelle
L'importanza delle creme idratanti In questa fase, rispetto al solito, è ancora più importante utilizzare creme idratanti che aiutino la pelle a ritrovare il suo naturale equilibrio, soprattutto se si avverte particolare secchezza delle mani
Malattie della pelle e Coronavirus Le precauzioni finora indicate valgono per tutti, ma a maggior ragione per chi è affetto da malattie dermatologiche (come la dermatite atopica), che espongono a un rischio più alto di contrarre infezioni
Preservare l'integrità della cute Per questa ragione, sottolineano, gli esperti dell'Irccs Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, l'integrità della cute «è fondamentale per preservare l'organismo da malattie infettive»
Non «mangiarsi» le unghie La prevenzione del contagio passa anche dalla rinuncia a «mangiarsi» le unghie o le «pellicine». Così facendo, potrebbero crearsi delle piccole ferite potenzialmente in grado di diventare la porta di accesso a virus e batteri
Coronavirus: attenzione se le mani sono contaminate Il nuovo Coronavirus (Sars-CoV-2), causa dell’attuale pandemia, si trasmette principalmente attraverso la saliva e contatti diretti personali
Quando (e come) usare i gel? I gel idroalcolici devono essere usati con le mani asciutte, altrimenti non sono efficaci. Meglio non abusarne, comunque, perché l'eccesso potrebbe favorire la secchezza della cute e favorire nei batteri lo sviluppo di resistenze
Come lavare le mani? «L’igiene delle mani è fondamentale per la prevenzione di molte infezioni, tra cui quella da Coronavirus», sottolinea Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto Dermatologico San Gallicano. Per una corretta detersione è sufficiente il lavaggio con u comune sapone (per 40-60 secondi)
L'importanza dell'igiene delle mani Il lavaggio delle mani con acqua e sapone ha lo scopo di garantire un’adeguata pulizia e igiene delle mani attraverso un’azione meccanica ed è raccomandato come principale e più efficace misura di prevenzione nei confronti del Coronavirus. Secondo gli esperti del San Gallicano (autori del decalogo), meglio evitare l’acqua troppo calda, per non danneggiare la pelle
Infezioni: il primo organo di difesa è la pelle Oltre che essere un organo di senso e di relazione, la pelle ha una funzione di difesa dagli agenti fisici, chimici e biologici. Questa viene svolta grazie alla protezione fornita dallo strato corneo e attraverso la sintesi di molecole coinvolte nella risposta infiammatoria
Il virus non attraversa la cute Il Coronavirus non è in grado di attraversare la cute. Le micro-gocce di saliva (droplet) eliminate dai malati possono depositarsi sugli oggetti e sulle mani, che soltanto in questo modo potrebbero veicolare il virus (se portate alla bocca o attraverso contatti diretti personali come una stretta di mano)