Che cosa sono e a che cosa servono le simbiosi? In che modo microrganismi e organismi interagiscono fra loro? Ne parliamo con Maurizio Casiraghi, professore di Zoologia e Prorettore alla Didattica presso l'Università di Milano Bicocca. Venerdì 17 novembre parteciperà alla Conferenza mondiale Science for Peace and Health 2023 in una sezione dedicata al tema "Altruismo e conflitto in natura tra animali e cervello".
Professore, da dove è partito il suo interesse per la cooperazione nel mondo animale e per le simbiosi?
Per me osservare gli animali è stata una passione fortissima, sin da bambino. Mi interessavano le interazioni negli imenotteri, come le vespe. Sembrerà strano: gli insetti sono duri, non si possono nemmeno accarezzare, a molti danno fastidio, ma sono la maggior parte degli animali sulla Terra e mi affascinano. Osservandoli, sono giunto a studiare le interazioni con altri organismi, sino alle simbiosi intracellulari: esistono organismi che vivono all’interno delle cellule di altri organismi e ne influenzano la fisiologia e il comportamento, in una relazione profonda e complessa.
Che cosa può dirci l’osservazione delle simbiosi a proposito della gestione del conflitto?
La simbiosi è un bel modello, perché – semplificando – possiamo dire che gli organismi che interagiscono in una simbiosi mutualistica sono tendenzialmente degli egoisti. Mi spiego: la condizione di convivenza armonica fra due animali è il risultato di un processo, che può passare anche attraverso dei conflitti. Non c’è nulla di idilliaco, a partire dal fatto che una simbiosi mutualistica al 50% non esiste, c’è sempre una delle due parti in vantaggio. Dunque la simbiosi è anche il racconto di una risoluzione dei conflitti.
La biologia ci mostra che un conflitto può essere gestito?
Alcuni studi hanno mostrato che se rimuoviamo tutti i batteri dall’intestino di un animale, l’organo non funzionerà più. Il nostro intestino è il risultato dell’interazione con batteri “buoni” e batteri “cattivi”, in parte dipende dal nostro genoma e in parte dagli organismi che vivono con noi. È solo dall’insieme di queste interazioni che si sviluppa un intestino funzionale. La domanda allora è un po’ questa: noi evolviamo come singole specie oppure evolviamo come una comunità di organismi che interagiscono? Questo è uno dei grandi orizzonti della simbiosi: noi siamo comunità in evoluzione. È un concetto molto bello, perché ci dice che la nostra individualità è basata su una collettività. Partendo da questi aspetti scientifici si può ragionare anche su come potremmo funzionare meglio.
Possiamo dire che la cooperazione si afferma perché permette di sopravvivere meglio e di evolversi?
Le simbiosi non sono sempre vantaggiose per entrambe le specie che ne sono coinvolte; comprendono il mutualismo, ma anche il commensalismo (come i pesci che seguono gli squali, nutrendosi dei loro scarti) e il parassitismo (che prevede un vantaggio a fronte di uno svantaggio). Ma consideriamo l’esempio più “egoista”: un parassita. Ammazzare il suo ospite non è una buona idea, perché è la sua risorsa, la sua fonte di cibo. Lo sfrutta, probabilmente lo danneggia, talvolta lo può uccidere. Ma nel tempo sono spesso i parassiti che danneggiano meno l’ospite quelli che sopravvivono, si riproducono e si evolvono. A volte (non sempre) diventano meno nocivi. Anche in questo fenomeno possiamo vedere un’evoluzione verso la cooperazione. Attenzione: non perché il parassita “vuol bene” al suo ospite, ma perché in questo modo è più efficiente.
In questo senso, la soluzione dei conflitti è egoista. Non dobbiamo attribuire al mondo animale significati etici che non ci sono, ma è proprio questo il bello: una cooperazione positiva può venire fuori dal suo opposto, da un grande contrasto, semplicemente perché ognuno ne trae un vantaggio. Dobbiamo imparare a tenere conto del fatto che l’ecosistema di un organismo è formato non solo dall’ambiente in cui vive, dal clima, e via dicendo, ma anche dagli altri organismi. E questo è un aspetto molto importante per la sua evoluzione: non si è mai soli, si evolve sempre insieme agli altri, volenti o nolenti.
