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Daniele Banfi
pubblicato il 26-10-2021

Trapianto d'organo da donatore animale: fiction o realtà?



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Trapiantato il primo rene transgenico da animale a uomo. L'individuo, già deceduto cerebralmente, non ha subito il fenomeno del rigetto e l'organo ha continuato a funzionare

Trapianto d'organo da donatore animale: fiction o realtà?

Deciso passo avanti nel campo dei trapianti d'organo. Un rene transgenico proveniente dal maiale, realizzato per ridurre il rischio di rigetto, è stato trapiantato con successo in un uomo dichiarato in morte cerebrale presso il NYU Grossman School of Medicine. L'organo, una volta posto nel ricevente, ha continuato a funzionare regolarmente. Un risultato storico che potrebbe cambiare definitivamente la storia dei trapianti.

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I TRAPIANTI NELLA STORIA

Anche se l’idea di sostituire parti del corpo risale al III secolo d.C con i Santi Cosma e Damiano, la vera svolta la si è avuta a metà degli anni ’50 con il primo trapianto di rene. Un successo possibile grazie a decenni di studi iniziati nei primi del 1900 –con le tecniche di sutura di messe a punto da Alexis Carrel- e proseguiti nel dopoguerra studiando in maniera approfondita i problemi legati alla compatibilità.

L'ESIGENZA DI ORGANI DISPONIBILI

Uno dei principali limiti nel campo dei trapianti -oltre al non trascurabile problema del rigetto se l'individuo ricevente non è "immunologicamente" simile al donatore- è la disponibilità degli organi. Negli anni infatti, complici le tecniche di rianimazione sempre più sofisticate e la riduzione -causa cinture di sicurezza- dei decessi per eventi traumatici, la scarsità di organi ha spinto gli scienziati ad utilizzare sempre più spesso organi da donatori in là con gli anni.

Organi "anziani" che non per questo risultano essere meno efficienti. Negli ultimi anni infatti sono diverse le tecniche messe a punto per valutare l’effettivo funzionamento ancor prima del trapianto. Una sorta di "revisione" -in gergo tecnico si chiama "ricondizionamento"- che sta permettendo di ampliare notevolmente gli organi a disposizione.

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IL RIGETTO NEGLI XENOTRAPIANTI

Ma per ovviare alla disponibilità di organi la ricerca ha sempre guardato agli animali come possibile nuovo serbatoio da cui attingere. In particolare lo sta facendo per il rene, dove la domanda rimane altissima e dove l’eventuale fallimento può essere comunque gestito ponendo il paziente nuovamente in dialisi. Il problema principale però degli xenotrapianti -così si chiama il passaggio di un organo da una specie ad un'altra- è dovuto essenzialmente al rigetto iperacuto, quello che si verifica pochi minuti dopo il trapianto. Ciò si verifica perché tra due specie differenti, anche se l’anatomia dell’organo risulta simile, le differenze genetiche sono tali da indurre un rigetto immediato causato da anticorpi preformati.

CRISPR PER RIDURRE IL RISCHIO RIGETTO

Un rischio, quello del rigetto, che potrebbe non essere più un problema andando a "cancellare" le differenze genetiche tra donatore e ricevente. Grazie all’avvento di tecniche come la CRISPR, capaci di modificare selettivamente precise porzioni di DNA, oggi è possibile creare organi transgenici in cui vegono eliminati quei geni responsabili della mancata compatibilità e aggiunti altri che li "umanizzano". Ed è quello che è stato fatto con il rene del maiale da poco trapiantato nel corpo di un uomo. Stando alle prime indiscrezioni il trapianto è riuscito e l'organo ha continuato a svolgere la sua funzione. Il primo passo verso gli xenotrapianti da animale a uomo.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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