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Pediatria

Talassemia e anemia falciforme: CRISPR efficace anche nei bambini

I primi dati pediatrici presentati ad ASH mostrano che la terapia genica exa-cel funziona anche nei bambini

Curare con successo la beta-talassemia e l'anemia falciforme sin da piccoli con la terapia di editing genetico CRISPR è possibile. Ad affermarlo è il primo studio al mondo presentato in occasione del congresso dell'American Society of Hematology (ASH). Exa-cel (exagamglogene autotemcel), già utilizzata con successo negli adolescenti e negli adulti, ha permesso ai bambini con beta-talassemia di interrompere le trasfusioni e ai bambini con anemia falciforme di non avere più crisi vaso-occlusive.

CHE COSA SONO QUESTE DUE MALATTIE?

La beta-talassemia e l’anemia falciforme sono malattie genetiche del sangue dovute a difetti nella produzione di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno. Nella talassemia, il difetto genetico obbliga i pazienti a ricorrere a trasfusioni periodiche per tutta la vita. Nell’anemia falciforme, i globuli rossi assumono una forma irregolare e fragile che ostruisce i vasi sanguigni e provoca crisi dolorose e danni agli organi. Riparare dunque il difetto genetico alla base delle malattie del sangue è la sola via per non dover più ricorrere a trasfusioni continue.

LA CURA CON CRISPR

Ed è quello che esattamente fa exa-cel. In questo caso le cellule staminali ematopoietiche del paziente vengono prelevate, corrette in laboratorio grazie alla tecnica CRISPR e reinfuse dopo un ciclo di chemioterapia preparatoria. Una volta attecchite, queste cellule producono emoglobina fetale funzionante, riducendo o eliminando la necessità di trasfusioni nella talassemia e prevenendo le crisi vaso-occlusive nella falciforme. Negli adolescenti e negli adulti, questo approccio ha dimostrato di essere altamente efficace ed è per questa ragione che in diverse nazioni, Italia compresa, la terapia è disponibile e completamente rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale.

L'IMPORTANZA DEL TRATTAMENTO PRECOCE

Ma trattare un adulto significa intervenire dopo anni di trasfusioni, sovraccarico di ferro, infezioni, ospedalizzazioni e, nella falciforme, crisi dolorose che spesso hanno già lasciato un segno sugli organi. Nei bambini la situazione è diversa: la malattia è più aggressiva, ma anche più “plastica”. I danni cronici non sono ancora comparsi o sono in fase iniziale. Per questo, portare la terapia genica nelle fasce più giovani potrebbe non solo correggere il difetto alla base della malattia, ma evitare che si sviluppino complicanze irreversibili. La logica è la stessa di molte altre malattie genetiche rare: intervenire presto significa cambiare il destino clinico del paziente.

I RISULTATI

I dati presentati all’ASH provengono da due studi internazionali -coordinati dal professor Franco Locatelli del Bambino Gesù- che hanno coinvolto 23 bambini tra i 5 e gli 11 anni: 13 con talassemia e 10 con anemia falciforme severa. In quelli con beta-talassemia trasfusione-dipendente l’effetto è stato evidente: dopo l’infusione delle cellule corrette, quasi tutti hanno ripreso a produrre globuli rossi funzionanti e la maggior parte ha smesso del tutto di ricevere trasfusioni. Tra i pazienti seguiti più a lungo, tutti hanno mantenuto per oltre un anno livelli di emoglobina adeguati senza alcun supporto esterno.

In quelli con anemia falciforme severa, la risposta è stata ancora più immediata: dopo la terapia nessuno ha più avuto crisi vaso-occlusive. Quelle crisi rappresentano l’evento clinico più temuto, perché provocano dolore intenso, ricoveri ripetuti e, nel tempo, danni agli organi. L’aumento stabile dell’emoglobina fetale -l’effetto desiderato dell’editing CRISPR- ha impedito ai globuli rossi di irrigidirsi, interrompendo il meccanismo che scatena la crisi dolorosa.

CHI CURARE?

Quanto ottenuto dimostra per la prima volta che intervenire con successo anche nei bambini è possibile. Da non dimenticare però è la questione accesso alla terapia: Exa-cel è una cura complessa e costosa, con un prezzo che supera i due milioni di euro a paziente. Una soglia sostenibile solo per sistemi sanitari ad alta capacità di spesa. La maggior parte dei bambini con anemia falciforme vive invece in Paesi che non dispongono né delle risorse economiche né delle infrastrutture necessarie.

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