Il rischio di fenomeni trombotici non è più alto nella popolazione vaccinata. Le analisi si stanno concentrando su alcuni rari casi di trombosi cerebrale del seno venoso associata a trombocitopenia
Il vaccino AstraZeneca può provocare trombosi? Negli ultimi giorni diversi stati, Italia compresa, hanno sospeso in via precauzionale la somministrazione del vaccino per chiarire alcuni aspetti relativi a questo fenomeno. Sul fronte del rischio di sviluppare eventi trombotici quali infarti ed embolie polmonari i dati parlano chiaro. Ema, l'ente europeo che regola l'immissione in commercio dei farmaco, ha ribadito a più riprese che il "numero di eventi tromboembolici complessivi nelle persone vaccinate non sembra essere superiore a quello osservato nella popolazione generale". Perché allora la temporanea sospensione?
IL CASO DELLE TROMBOSI CEREBRALI DEL SENO VENOSO
La risposta è da ricercarsi in Germania. Il Paul Ehrlich Institut ha infatti avuto segnalazione di 7 eventi di trombosi cerebrale del seno venoso associata a trombocitopenia avvenuti in prossimità temporale con la vaccinazione. Eventi estremamente rari (7 su 1.7 milioni di somministrazioni) ma più frequenti rispetto al resto della popolazione che hanno portato al temporaneo stop per chiarire il presunto legame su questo specifico evento. Ma nell'attesa che EMA si pronunci definitivamente giovedì 18 marzo, le persone che si sono sottoposte al vaccino o che hanno problemi di coagulazione del sangue non devono affatto preoccuparsi circa il rischio trombosi in relazione al vaccino.
IL VACCINO NON AUMENTA IL RISCHIO TROMBOSI
A fugare ogni dubbio ci ha pensato la Società Italiana per lo Studio Emostasi e Trombosi (SISET). Secondo i dati del sistema di vigilanza europeo degli eventi avversi "EudraVigilance", al 10 marzo si sono registrati 30 casi di eventi trombotici in 5 milioni di soggetti vaccinati con il vaccino AstraZeneca. Questo numero è paragonabile al tasso di trombosi abitualmente registrato nella popolazione generale e al momento non è possibile stabilire se ci sia stato un nesso di causalità tra la vaccinazione e gli eventi trombotici o se gli eventi siano avvenuti solo per coincidenza. Non solo, negli studi registrativi con stretta sorveglianza degli eventi avversi non è stato segnalato alcun aumento del rischio di trombosi.
VACCINAZIONE RACCOMANDATA A CHI HA PROBLEMI DI COAGULAZIONE
Ma c'è di più perché nella realtà dei fatti sono proprio le persone con problemi di coagulazione del sangue a necessitare della vaccinazione. Secondo la SISET, dal momento che le forme importanti di Covid-19 sono associate ad un significativo aumento del rischio trombotico, gli esperti ritengono che con i dati attualmente disponibili i benefici della vaccinazione superino nettamente i potenziali rischi e raccomanda la vaccinazione a tutti i soggetti, compresi i pazienti con storia pregressa di complicanze trombotiche e i soggetti portatori di anomalie della coagulazione di tipo trombofilico.
I CONSIGLI PER LA VACCINAZIONE
Al di là della vaccinazione con AstraZeneca, in linea generale chi soffre di disturbi della coagulazione dovrebbe concordare con il proprio medico o quello del centro trombosi se sia eventualmene il caso di saltare una dose di anticoagulante la sera prima dell'iniezione per evitare fenomeni emorragici in sede di iniezione. Ulteriore accortezza, dopo l'iniezione del vaccino occorre premere forte il punto dell'iniezione per almeno 5 minuti. La terapia anticoagulante richiede infatti una pressione più prolungata rispetto ai due minuti previsti per gli altri soggetti per evitare la formazione di ematomi.
NO AGLI ANTICOAGULANTI FAI DA TE
Quanto alla popolazione generale, quella a cui maggiormente è stata somministrata la vaccinazione AstraZeneca (insegnanti, forze dell'ordine ecc...) è sconsigliato, perché non basato su nessuna evidenza, l’impiego di farmaci antitrombotici in occasione o dopo la vaccinazione, a meno che non siano già assunti per una prescrizione medica precedente. Non solo, effettuare in assenza di sintomatologia esami di laboratorio o strumentali tesi a monitorare un supposto rischio trombotico non ha motivazione. Sintomi evocativi di tromboembolismo quali edema o dolore agli arti, dolore toracico, difficoltà respiratoria, cefalea persistente, vanno riferiti al proprio medico e attentamente valutati, indipendentemente dalla pratica vaccinale.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.