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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 09-07-2019

Vaccini: con l'obbligatorietà le coperture continuano a crescere



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In Italia coperture superiori al 95 per cento per l'esavalente. Morbillo ancora in (leggero) ritardo. C'è tempo fino al 10 luglio per mettersi in regola con le iscrizioni a scuola

Vaccini: con l'obbligatorietà le coperture continuano a crescere

Ci è voluta una legge dello Stato per proteggere la salute dei più deboli. Ma la sua efficacia, adesso, è sotto gli occhi di tutti. L'introduzione dell'obbligo vaccinale - per dieci vaccini, nella fascia d'età compresa tra 0 e 16 anni - continua a dare i risultati sperati. Ai dati incoraggianti raccolti un anno dopo l'introduzione, si aggiungono adesso quelli relativi a tutto il 2018. Dopo un quadriennio con tassi di copertura calanti, il delta (rispetto all'anno precedente) è tornato a essere anticipato dal segno «più». Il riscontro, secondo gli esperti, è una conseguenza dell'entrata in vigore del provvedimento voluto dall'ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin per far fronte all'epidemia di morbillo che ha colpito l'Italia nel 2017. Una misura inizialmente ritenuta eccessiva anche dall'attuale ministro Giulia Grillo, che però ha contribuito ad accrescere i tassi di copertura delle vaccinazioni pediatriche più di quanto in passato si fosse riusciti a fare ricorrendo (esclusivamente) a campagne di comunicazione ad hoc e al miglioramento dei servizi offerti dalle Asl.

PERCHE' UNA LEGGE PER RENDERE
I VACCINI OBBLIGATORI?

AUMENTO GENERALE DELLE COPERTURE

Il bilancio è stato tracciato in un articolo pubblicato sulla rivista Eurosurveillance. I cinque autori hanno analizzato i trend di copertura nei confronti di 12 malattie prevenibili con la vaccinazione. In tutti i casi - morbillo, parotite, rosolia, difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B, Haemophilus influenzae B, pneumococco 13-valente e meningococco C - il trend si è invertito nel passatto tra il 2016 e il 2017 (anno di introduzione dell'obbligo). Dalla comparazione tra quest'ultimo dato e quello relativo al 30 giugno 2018, sono emersi ulteriori incrementi compresi tra lo 0.7 (Haemophilus Influenzae tipo B) e il 5.2 (meningococco C) per cento. Dati analoghi sono stati rilevati nel tempo (a 30 mesi) per la poliomielite e il morbillo, a conferma di come sia migliorata anche l'adesione alle dosi successive alla prima. E anche per due vaccinazioni non obbligatorie, ma soltanto raccomandate: quella contro il meningococco C e lo pneumococco.


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LA RISPOSTA DEI CENTRI VACCINALI

Nonostante i dati disponibili a quasi due anni dall'introduzione dell'obbligo vaccinale denotino incrementi generali compresi tra il 3 e il 7 per cento, la vaccinazione trivalente non ha però ancora raggiunto una copertura pari a 95 per cento: considerata la base per mettere al riparo l'intera popolazione (immunità di gregge). Questo almeno è lo scenario relativo al primo semestre dello scorso anno, dal momento che le statistiche aggiornate al 31 dicembre non sono ancora state diffuse dal Ministero della Salute. Non è da escludere dunque che l'obbiettivo minimo, se non già raggiunto, sia comunque prossimo. Segno che la macchina organizzativa, nonostante alcune difficoltà iniziali, è riuscita a soddisfare i requisiti della nuova legge. Nel lavoro gli autori sottolineano come i centri vaccinali siano stati chiamati agli straordinari per rispondere alle richieste derivanti dalle famiglie dei neonati e da quelle che nel tempo avevano «bucato» il calendario vaccinale. Mancanze non più tollerate: pena la mancata iscrizione ai servizi educativi (tra 0 e 6 anni) o l'erogazione di una sanzione pecuniaria (se l'età del figlio è compresa tra 6 e 16 anni). 

 

LA SCADENZA DEL 10 LUGLIO

Fino allo scorso anno scolastico i genitori hanno avuto l'opportunità di autocertificare l'avvenuta profilassi realizzata nei propri figli e, sulla base delle polemiche alimentate da alcuni gruppi «no-vax», alcune Regioni e Province autonome hanno procrastinato l'erogazione delle sanzioni. Cosa che non sarà invece più possibile d'ora in avanti. Entro il 10 luglio, infatti, le istituzioni scolastiche dovranno essere in possesso della documentazione vaccinale per procedere all'iscrizione in vista di settembre. I bambini non in regola rimarranno (ovunque) fuori da nidi e materne o saranno ammessi alla scuola dell'obbligo a fronte delle sanzioni irrogate ai loro genitori. Nessun allarme, però. Il Ministero fa sapere infatti che, essendo stata attivata l’anagrafe nazionale vaccinale, «i genitori non hanno più l'obbligo di presentare la documentazione, perché il sistema fa dialogare direttamente Asl e istituti scolastici». Ciò significa che «le situazioni irregolari sono state comunicate alle scuole (anche se sembrano esserci alcuni vuoti informativi a livello locale, ndr), che provvederanno a richiedere i documenti mancanti». Per mamme e papà, a quel punto, ci saranno dieci giorni per evitare le sanzioni. 


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OBBLIGO IRRINUNCIABILE?

L'Italia, quanto all'obbligo vaccinale, ha fatto da apripista. L'esempio è stato poi ripreso anche dalla Francia, dall'Irlanda, dagli Stati Uniti e dal Canada (l'ipotesi è al vaglio pure in Germania). Pur non avendo dieci vaccinazioni obbligatorie, dal 2017 il Portogallo chiede alle scuole di segnalare i bambini non vaccinati alle autorità sanitarie. Mentre in Lituania, dove nessun vaccino è previsto dalla legge, i bambini non vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia non possono essere ammessi all’asilo. Queste misure hanno determinato ovunque un aumento delle coperture vaccinali, ma la comunità scientifica continua a interrogarsi sulla possibilità di evitare la misura coercitiva. Per i ricercatori italiani, un'eventuale modifica della legge non potrebbe prescindere da «una massiccia campagna di comunicazione finalizzata a spiegare alla popolazione un simile cambio di rotta, per non pregiudicare la fiducia nei confronti delle vaccinazioni». Secondo gli autori di un editoriale pubblicato sullo stesso numero di Eurosurveillance, «la vaccinazione obbligatoria non è una misura che può essere adottata in maniera uniforme in tutti i Paesi» ed è da considerare come extrema ratio «in occasione di grandi focolai epidemici che durano nel tempo». In Italia, nei primi cinque mesi del 2019, sono stati segnalati 1.096 casi di morbillo (121 in bambini entro i 5 anni). Come già affermato in altre occasioni, per ridurre i casi di morbillo tra i più piccoli, gli esperti puntano l'attenzione sulla formazione degli operatori sanitari, su una maggiore propensione al dialogo e sulla necessità di richiamare anche i giovani adulti non vaccinati (per nulla toccati dalla misura dell'obbligo). 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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