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Pediatria

RSV: il vaccino che può dimezzare i ricoveri tra neonati e anziani

La vaccinazione può ridurre le ospedalizzazioni fino al 64% negli anziani e al 50% nei neonati. L’impatto dipende però fortemente dalla copertura vaccinale e dall’organizzazione del sistema sanitario

Il vaccino contro RSV può dimezzare i ricoveri tra anziani e neonati. Ad affermarlo è uno studio da poco pubblicato sulle pagine di Nature Medicine. In particolare l'analisi in questione, utilizzando un modello epidemiologico, ha stimato che la vaccinazione degli anziani potrebbe ridurre i ricoveri del 35-64% e quella delle donne in gravidanza abbassare i ricoveri neonatali fino al 50%. 

COS’È IL VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIALE?

Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è un patogeno che colpisce le vie respiratorie, provocando infiammazione nei bronchi e bronchioli, strutture cruciali per la respirazione. Questo virus a RNA appartiene alla famiglia Paramyxoviridae, la stessa che comprende i virus della parotite e del morbillo. È il principale responsabile della bronchiolite, una patologia che interessa soprattutto i neonati, causando fino al 75% dei casi. L’infiammazione innescata dal virus porta a un’eccessiva produzione di muco che ostruisce le vie aeree, rendendo difficoltosa la respirazione, soprattutto nei più piccoli e nei soggetti fragili.

CHI SONO LE CATEGORIE A RISCHIO?

In molti casi l’infezione da RSV si risolve spontaneamente ma per alcune persone può trasformarsi in una condizione grave. I neonati sotto i 6 mesi di vita sono particolarmente vulnerabili: il virus è la principale causa di ricovero e accesso in terapia intensiva durante l’inverno, a causa di complicazioni come insufficienza respiratoria e bronchiolite grave. Anche gli anziani rappresentano una fascia a rischio. Con il passare degli anni, il sistema immunitario perde efficacia, rendendo più difficoltoso contrastare l’infezione. Per loro, RSV può aggravare patologie croniche come asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e insufficienza cardiaca, causando polmonite, ricoveri ospedalieri e, nei casi più gravi, esiti fatali.

I NUOVI VACCINI

Dal 2023, dopo anni di nulla, sono finalmente arrivati sul mercato i primi vaccini utili nella prevenzione delle infezioni da RSV. I destinatari della vaccinazione, ad oggi, sono sia gli anziani sia le donne in gravidanza. Per quest'ultima categoria si tratta di una immunizzazione indiretta: attraverso la vaccinazione della mamma è infatti possibile trasferire gli anticorpi al neonato proteggendolo, di fatto, dalla malattia. Protezione che perdura nel piccolo sino ai 6 mesi dall'immunizzazione della madre. Un'altra strategia utile nella prevenzione della malattia dei neonati è rappresentato dalla somministrazione degli anticorpi monoclonali (nirsevimab o palivizumab), utili nel prevenire le complicanze da RSV nei bambini nella loro prima stagione di possibile contagio.

LO STUDIO

L'analisi pubblicata su Nature Medicine si è concentrata nello stimare la riduzione delle ospedalizzazioni dovute a RSV elaborando un modello epidemiologico basato sia sulla copertura vaccinale sia sulle caratteristiche della popolazione delle diverse nazioni coinvolte. Tra gli anziani, la vaccinazione ha portato a una riduzione delle ospedalizzazioni compresa tra il 35% e il 64%, a seconda del paese. Ad esempio, nel Regno Unito, grazie a una copertura vaccinale tra gli over 60 pari al 73%, si è stimata una riduzione delle ospedalizzazioni del 64,5%, il valore più alto tra i paesi analizzati. Anche in Canada, con una copertura del 70%, la riduzione delle ospedalizzazioni è stata significativa, pari al 63,1%. Al contrario, in Germania, dove la copertura vaccinale tra gli anziani è molto più bassa (38,8%), il beneficio stimato è stato limitato, con una riduzione del 35,2%. Una situazione simile si osserva in Israele, dove una copertura vaccinale moderata (59,8%) ha portato a una riduzione del 39,7% delle ospedalizzazioni. Questi dati evidenziano chiaramente il ruolo cruciale di un'ampia adesione vaccinale per massimizzare i benefici.

I BENEFICI NEI NEONATI

Per i neonati, l’efficacia della vaccinazione materna è stata altrettanto evidente, con una riduzione delle ospedalizzazioni compresa tra il 5% e il 50%. L’Australia e l’Irlanda si distinguono per i migliori risultati, grazie a tassi di vaccinazione materna superiori al 61%. In entrambi i paesi, la riduzione delle ospedalizzazioni neonatali ha raggiunto il 49,7%, un risultato che dimostra l'importanza della protezione passiva conferita ai neonati attraverso l'immunizzazione delle madri durante la gravidanza. Al contrario, in paesi come la Francia, dove la copertura vaccinale materna è tra le più basse (20%), la riduzione delle ospedalizzazioni si è fermata al 4,8%. Anche in Italia, con una copertura vaccinale del 30%, la riduzione è stata modesta, pari al 14,3%. Questi numeri riflettono non solo la necessità di aumentare la copertura vaccinale tra le donne in gravidanza, ma anche l’importanza di campagne di sensibilizzazione per superare la riluttanza vaccinale e migliorare l'accesso ai vaccini.

AUMENTARE L'ADESIONE

I dati dello studio sottolineano un punto chiave: il successo della vaccinazione dipende fortemente dalla copertura vaccinale. Nei paesi con programmi vaccinali ben organizzati e tassi di adesione elevati, come Regno Unito e Australia, i benefici sono evidenti, con ospedalizzazioni ridotte fino al 64% negli anziani e al 50% nei neonati. Al contrario, nei paesi con una copertura insufficiente, come Germania, Francia o Italia, il potenziale dei vaccini resta largamente inutilizzato. L’assenza di programmi capillari, l'esitanza vaccinale e la mancanza di campagne di sensibilizzazione compromettono l’impatto della prevenzione. Per garantire che il vaccino contro RSV protegga le fasce più fragili -sottolineano gli autori dell'analisi- è essenziale investire in politiche sanitarie mirate, che includano l’accesso universale e una corretta informazione per superare le barriere culturali e sociali.

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