Fondazione Umberto Veronesi, con il suo presidente Paolo Veronesi, ha firmato la petizione «Salviamo la ricerca biomedica in Italia», lanciata sulla piattaforma Research4Life e già sottoscritta da oltre tredicimila persone. Obbiettivo: rompere il silenzio sulla sperimentazione animale. «Pur condividendo l’interesse nei confronti della tutela del benessere animale, lo sviluppo di nuove terapie è stato possibile grazie anche all'uso di animali da laboratorio - afferma Veronesi -. Il progresso, in futuro, potrebbe permetterci di farne a meno. Al momento, però, non è ancora possibile».
Nel testo, sottoscritto dai Premi Nobel per la Medicina Eric Kandel e Françoise Barré-Sinoussi, si chiede «al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute, al Ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca e al Parlamento di adottare ogni iniziativa utile per permettere al Paese di adeguarsi alla normativa europea in tema di sperimentazione animale, per un maggiore equilibrio tra le esigenze della ricerca scientifica e quelle della protezione degli animali». Diversamente, dal momento che «la normativa italiana è molto più restrittiva, rischiamo una procedura di infrazione dall'Europa». E non solo. Potrebbero saltare infatti alcune linee di ricerca, su cui ora c'è una moratoria: quelle sugli xenotrapianti e sugli effetti determinati dalle sostanze d'abuso.
La scelta di raccogliere le firme è decollata in seguito a quanto accaduto a Marco Tamietto, minacciato per essere responsabile di un progetto di ricerca che coinvolgerà i macachi. «La sperimentazione animale rappresenta un delicato problema etico, ma gli atti di protesta di chi crede di difendere i diritti degli animali non devono colpire il lavoro di ricercatori capaci che si impegnano per il progresso della medicina - prosegue Veronesi -. Oggi è ancora più necessario che in Italia si crei una solida cultura scientifica. È importante che l’opinione pubblica sia informata correttamente sulla realtà della sperimentazione animale, che siano tutelati i diritti dei malati in attesa di risposte e che i ricercatori possano lavorare con regole chiare e sostenibili».