Sepe Sara

NOTE BIOGRAFICHE:

  • Nata a Venosa (PZ) nel 1984
  • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’ Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
  • PhD in Biologia Biomolecolare e Cellulare presso l’Università Roma Tre

2021

Limitare i danni al DNA nella malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer è la più diffusa malattia neurodegenerativa. Le sue cause non sono ancora chiare: lo sviluppo della patologia coinvolge diversi fattori cellulari e le terapie sviluppate fino a oggi non risultano efficaci.


Studi recenti hanno dimostrato che i danni al DNA nei neuroni durante l’invecchiamento possono contribuire all’insorgenza della malattia. In particolare, l’accumulo di danni nelle regioni terminali dei cromosomi (le strutture nelle quali è organizzato il DNA), chiamate telomeri, sembra essere coinvolto nell’origine della malattia.


Obiettivo del progetto sarà chiarire questo aspetto della patologia impiegando un modello animale di topo e cellule umane derivate da pazienti colpiti da Alzheimer. Di recente è stata sviluppata una strategia per “modulare” i danni al DNA, basata su molecole chiamate “oligonucleotidi antisenso”, che è già rivelata efficace per altre patologie legate all’invecchiamento. Il progetto si propone di valutare questo approccio terapeutico anche per la malattia di Alzheimer.

Dove svilupperà il progetto:

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano 

2020

Il ruolo dei danni al DNA nella malattia di Alzheimer

 

La malattia di Alzheimer è la più diffusa malattia neurodegenerativa. Le sue cause non sono ancora chiare: lo sviluppo della patologia coinvolge diversi fattori cellulari, e le terapie sviluppate fino a oggi non risultano efficaci. Studi recenti, tuttavia, hanno dimostrato come i danni al DNA che si accumulano nei neuroni durante l’invecchiamento possano contribuire all’insorgenza della malattia.

 

Obiettivo del progetto sarà quello di capire il ruolo dei danni al DNA nei neuroni causati dalla presenza di catene di molecole dette amiloide-beta, le responsabili della formazione delle placche amiloidi tipiche dell’Alzheimer. In particolare, lo studio vuole approfondire gli effetti dell’accumulo dei danni al DNA in specifiche regioni terminali dei cromosomi, i telomeri, importanti per determinare la durata di vita della cellula.

 

In questo modo sarà possibile esplorare il potenziale terapeutico legato a questo aspetto della patologia: i neuroni infatti, in risposta al danno al DNA nei telomeri, inducono la formazione di specifiche molecole di RNA che potrebbero fungere da bersaglio terapeutico per rallentare l’insorgenza e la progressione della patologia.

 

Dove svilupperà il progetto:

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano

2018

Ruolo del danno al DNA nella patogenesi dell'Alzheimer

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