psiconcologia
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Donne e tumore: così la malattia mette alla prova le relazioniNel terzo appuntamento con «Donne e tumore: com'è cambiata la tua vita» parliamo di relazioni sociali. Tante le storie di amore, amicizia e malattia. I consigli dello psiconcologo Correrò per sconfiggere una volta per tutte il tumore al senoParla Silvia Bezzi, una delle runner che prenderanno parte alla maratona di New York del 5 novembre. «Voglio arrivare al traguardo, anche se la gara più difficile l'ho già vinta» Donne dopo il cancro: l’importanza di tutelare il posto di lavoroLe storie, i numeri, le normative. Si parla di cancro e lavoro nel secondo approfondimento del ciclo: «Donne e tumore: com'è cambiata la tua vita?» Donne e tumore: come è cambiata la tua vita?Chiediamo alle donne colpite da tumori femminili (seno, utero, ovaie) di raccontarci come la malattia ha influito su 4 ambiti cruciali della loro vita: la maternità, la famiglia e gli amici, il lavoro, l'attività fisica Il malato di tumore o diabete sottovaluta la depressioneUn’indagine dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna rivela che chi soffre di un serio disturbo organico e di uno mentale come la depressione tende a non cercare aiuto. Il rischio è l’aggravarsi di entrambe le malattie «Survivors»: chi è guarito da un tumore non sia lasciato soloSi chiamano survivors, sopravviventi, e per fortuna sono sempre di più. Sono guariti da un tumore ma conservano strascichi della malattia e delle cure, ferite psicologiche, problemi di inserimento sociale «Dobbiamo imparare ad ascoltare e a comunicare meglio con i pazienti»Filippo de Braud dirige il dipartimento di oncologia medica all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: «Quando illustriamo una terapia, ricordiamoci che chi è seduto di fronte vuole comprenderla e condividerla» Pravettoni: «Servono cure più umanizzate per i malati oncologici»Nelle parole della psiconcologa, segretario generale del forum internazionale sull'empowerment del paziente oncologico, al via oggi a Milano, il ricordo di Umberto Veronesi: «Più difficile eradicare la malattia dalla testa e non dal corpo dei pazienti»