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Amianto o asbesto

Con il termine amianto o asbesto si indica un gruppo di minerali della classe dei silicati. L'esposizione può causare mesotelioma

CHE COS’È L’AMIANTO

Con il termine amianto o asbesto si indica un gruppo di minerali appartenenti alla classe dei silicati: crisotilo, crocidolite, amosite, antofillite, tremolite e actinolite. L’amianto contiene fibre lunghe e sottili, molto robuste, resistenti alla degradazione (in greco “amiantos” significa “incorruttibile”) e stabili al calore (in greco “asbestos” vuole dire “che non brucia”). L’amianto è un ottimo isolante (termico, elettrico e acustico) ed è così flessibile da essere filato per ottenere tessuti resistenti al fuoco. Il suo uso industriale è cominciato alla fine del 1800 e, in pochi decenni, si sono contate oltre 3.000 applicazioni. Nell’industria è stato impiegato per fabbricare svariati prodotti (filtri, guarnizioni, cartoni) ed elettrodomestici (ferri da stiro, forni, stufe). In edilizia è stato utilizzato principalmente per la produzione di tubature e lastre di cemento-amianto (chiamato anche eternit, dal nome della società produttrice). È stato adoperato per intonaci, controsoffittature e pavimenti (vinil-amianto). Nei mezzi di trasporto è stato usato per freni e frizioni e nella coibentazione di treni, navi e autobus. Oggi molti Stati hanno bandito i prodotti contenenti amianto (in Italia sono vietati dal 1992), tuttavia l’amianto viene ancora prodotto e utilizzato nella Federazione Russa, in Cina, Brasile e Canada.

DOVE SI TROVA

L’amianto è presente nel suolo sia in forma di giacimenti che come contaminante di altri minerali (per esempio il talco). Può essere presente nel suolo anche in seguito a dispersione di rifiuti e alla demolizione di edifici contenenti amianto. Può essere immesso nell’aria da sorgenti naturali (erosione di rocce) e antropiche (che dipendono dall’attività dell’uomo: miniere, siti di produzione e utilizzo, depositi di scorie). Può entrare nell’acqua da sorgenti naturali (erosione di rocce) e antropiche (corrosione di tubature, scarichi industriali, depositi di scorie).

COME AVVIENE L'ESPOSIZIONE ALL'AMIANTO

L’esposizione all’amianto avviene attraverso l’inalazione di fibre: più sono sottili, più penetrano in profondità nei polmoni. L’amianto era presente in elevate concentrazioni nell’aria in prossimità di siti estrattivi e di industrie di lavorazione. I familiari dei lavoratori entravano in contatto anche con le fibre trasportate da capelli e indumenti di lavoro. Oggi in molti edifici continuano a essere presenti materiali contenenti amianto. L’esposizione può avvenire durante la manutenzione e i lavori di modifica degli edifici e durante la rimozione dei manufatti contenenti amianto. Il rischio dipende dalla natura dei materiali (quelli più friabili rilasciano fibre più facilmente), lo stato di degrado e la possibilità che questi siano danneggiati. Il rischio occupazionale interessa gli addetti alle attività di bonifica e i lavoratori che prestano la loro attività dove persiste la presenza di amianto (edilizia, scavi di rocce contenenti amianto).

L’AMIANTO E I TUMORI

L’esistenza di un’associazione tra amianto e cancro è stata dimostrata per la prima volta negli anni Sessanta dallo scienziato statunitense Irving Selikoff, un pioniere della medicina del lavoro. Lo scienziato, morto nel 1992, condusse negli anni Sessanta un grande studio su 17.800 lavoratori dimostrando che le persone che lavoravano a contatto con l’asbesto riportavano segni a livello polmonare anche 30 anni dopo. Nel 1970 l’Occupational Safety and Health Administration impose limiti di esposizione all’amianto per i lavoratori e nel 1989 l’EPA (Environmental Protection Administration) emanò negli Stati Uniti le prime norme per vietare la produzione di prodotti con asbesto. Selikoff dimostrò anche l’esistenza di una situazione precancerosa, l’asbestosi, da lui diagnosticata tra i lavoratori dell’industria tessile e che aumenta il rischio di sviluppare il tumore del polmone. L’asbestosi è una malattia cronica in cui i polmoni diventano fibrotici (poco elastici) a causa del deposito di fibre di amianto. Studi osservazionali condotti su lavoratori, sui famigliari dei lavoratori e sulla popolazione residente vicino a miniere e fabbriche dove veniva lavorato l’amianto hanno mostrato un aumento dei casi di tumore del polmone e di mesotelioma. Il mesotelioma è un tumore molto raro che colpisce le cellule della pleura (la membrana che avvolge i polmoni) o del peritoneo (la membrana che riveste la cavità in cui sono contenuti gli organi addominali). In Italia un’incidenza anomala di tumore del polmone e di mesotelioma è stata registrata, tra gli altri, a Casale Monferrato (sede dell’Eternit), in Toscana (dove venivano costruiti e riparati i vagoni ferroviari), a Porto Marghera (dove l’amianto veniva scaricato e lavorato nei cantieri navali) e a Genova (sede di industrie navali). L’esposizione occupazionale ha provocato anche numerosi casi di tumore tra i minatori della cava di Balangero (Torino) e tra i lavoratori dell’industria tessile. Affioramenti di minerali contenenti asbesto sono invece responsabili di casi di mesotelioma a Biancavilla (Catania) e Lauria (Potenza). Sia studi condotti sui ratti sia gli studi epidemiologici hanno quindi dimostrato con certezza che l’esposizione a fibre di amianto provoca tumori del polmone e mesoteliomi. Sono stati riportati casi di tumori persino tra gli animali da compagnia dei lavoratori esposti. Diversi studi hanno invece ipotizzato un’associazione tra esposizione all’amianto e tumori della faringe e della laringe (tra minatori e operai dell’industria tessile) e tumore dell’ovaio (tra operaie dell’industria tessile e mogli di operai delle fabbriche di cemento-amianto per passaggio delle fibre dagli indumenti da lavoro alla biancheria durante i cicli di lavaggio). È possibile che l’amianto aumenti anche il rischio di tumore dell’esofago, dello stomaco e del colon-retto. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha incluso tutte le forme di amianto nell’elenco delle sostanze sicuramente cancerogene (Gruppo 1).

IL MECCANISMO CON CUI SI SVILUPPANO I TUMORI

Le fibre di amianto che vengono inalate vengono espulse dalle ciglia che rivestono i bronchi. Le fibre con diametro più piccolo però arrivano fino agli alveoli polmonari, l’estremità delle vie respiratorie dove avvengono gli scambi gassosi. Se le fibre sono troppo lunghe, i macrofagi (globuli bianchi che fungono da spazzini) non riescono a ingerirle e le fibre restano nei polmoni anche per tutta la vita. La loro presenza irrita le cellule, crea infiammazione e porta alla formazione di radicali liberi che producono danni al DNA. Il tumore si sviluppa con un tempo di latenza di 20-40 anni.

COME PROTEGGERSI A CASA

L’amianto è pericoloso solo se inalato: bisogna quindi evitare che le fibre di amianto si disperdano nell’aria.

  • Se si ha il dubbio che manufatti presenti in casa o in giardino contengano amianto (per esempio tettoie), è necessario contattare un tecnico abilitato che eseguirà gli opportuni test per rilevare l’eventuale presenza di amianto e la sua quantità.
  • In base al tipo di manufatto, alla sua posizione e al suo stato di conservazione si interverrà con l’incapsulamento (trattamento delle superfici per inglobare e consolidare le fibre) o con la rimozione, operazioni che vengono svolte da ditte specializzate dotate di una apposita autorizzazione.
  • È importante non manomettere un manufatto che potrebbe contenere amianto e non tentare mai di eliminarlo da sé (anche perché per legge va smaltito in luoghi appositi).
  • Il fumo di sigaretta aumenta il rischio di tumori dovuti all’inalazione di fibre e particelle.

COME PROTEGGERSI AL LAVORO

  • Anche in caso di rischio professionale è possibile limitare l’esposizione a fibre e particelle.
  • Le misure di protezione per i lavoratori sono specifiche per ciascun ambito professionale e devono essere garantite dal datore di lavoro.
  • È importante osservare scrupolosamente le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro utilizzando i dispositivi di protezione (maschere e respiratori).
  • Gli addetti alle attività di rimozione e smaltimento dell’amianto e bonifica delle aree interessate devono frequentare appositi corsi di formazione professionale.

COSA DICE LA LEGGE

  • La legge 257 del 27/3/1992 ha vietato la produzione e l’installazione di materiali contenenti amianto.
  • I soggetti pubblici e privati proprietari di edifici, impianti o luoghi nei quali vi è presenza di amianto sono tenuti a comunicarlo all’ASL/ATS di competenza e, per conoscenza, al Comune.
  • Il Decreto legislativo 81/2008 tutela la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
  • Il Decreto legislativo 106/2009 fissa i limiti di esposizione per le attività in cui vi è presenza di amianto.
  • La direttiva europea 2009/148/CE tutela i lavoratori nei confronti dei rischi connessi all’esposizione occupazionale all’amianto.
  • La direttiva europea 2017/2398 fissa un valore limite di esposizione professionale pari a 0,1 mg per metro cubo per la silice libera cristallina e a 3 mg per metro cubo per la frazione inalabile delle polveri di legno duro.

 

Fonte: Inquinamento e Salute - Come l’ambiente influenza il rischio di ammalarsi di tumore - Fondazione Umberto Veronesi, 2018

 

NOTA BENE: le informazioni in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico

Ultimo aggiornamento:20.05.2025
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