Covid-19: una sola dose di vaccino per chi ha superato l'infezione
Dal ministero della Salute l'indicazione a eseguire una dose di vaccino in chi ha avuto la Covid-19 almeno tre mesi dopo l'infezione e non oltre i sei
Le persone che hanno già contratto l’infezione da Sars-CoV-2, indipendentemente dalla gravità dei sintomi sviluppati, entreranno a far parte della campagna di profilassi sottoponendosi a una sola dose di vaccino. È questa la novità contenuta nell’ultima circolare del ministero della Salute, finalizzata ad aggiornare il protocollo della vaccinazione contro Covid-19. Il riferimento sono i quasi tre milioni di italiani certi di essere stati infettati dal coronavirus. Indipendentemente dal vaccino che spetterà loro (Pfizer, Moderna, AstraZeneca), queste persone riceveranno un’unica dose, considerata sufficiente a potenziare la produzione di anticorpi indotta già dalla malattia. E, di conseguenza, in grado di porle al riparo dalle conseguenze più gravi in caso di nuovo contatto con il virus nei mesi successivi.
UNA SOLA DOSE TRA 3 E 6 MESI DOPO L'INFEZIONE
Nel documento, firmato dal direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza, è specificato che «è possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-Sars-CoV-2 nei soggetti con pregressa infezione, purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno tre mesi di distanza e preferibilmente entro i sei mesi dalla stessa». Discorso valido indipendentemente dalla portata dei sintomi con cui si è poi sviluppata la Covid-19. E, sulla carta, applicabile anche nei confronti di chi ha avuto un decorso asintomatico dell'infezione. Purché - naturalmente - accertato. Questo può essere il caso di persone entrate a stretto contatto con dei positivi, sottopostesi al tampone e certe dell'avvenuto contagio. Pur senza, nelle settimane successive all'infezione, aver sviluppato le manifestazioni della malattia.
INDICAZIONE VALIDA PER CHI SI È CONTAGIATO DURANTE LA SECONDA ONDATA
L'indicazione del Ministero è dunque valida per tutte le persone contagiate nel corso della seconda ondata della pandemia. Non, invece, per coloro che si sono ammalati tra febbraio e maggio dello scorso anno. Al momento, infatti, si sa che l'immunità generata dalla malattia «resiste» (sicuramente) per un periodo limitato di tempo. Di conseguenza, coloro che sono stati contagiati dal virus ormai un anno fa potrebbero non avere più anticorpi a sufficienza per fronteggiare un'eventuale reinfezione. E l'azione dei linfociti T della memoria, deputati al riconoscimento di un agente patogeno (virus o batterio) con cui l'organismo è già entrato in contatto, è molto probabile. Ma ancora in fase di accertamento. Da qui l'indicazione temporale riportata nel documento.
RIMANGONO LE DUE DOSI PER LE PERSONE IMMUNODEPRESSE
indipendemente dai tempi del contagio, continueranno invece a essere vaccinate con due dosi le persone che presentano condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. Raccomanda il ministero della Salute: «In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione conferita dall’infezione da Sars CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta». Ovvero: la doppia dose, per tutti e tre i vaccini a oggi disponibili nel nostro Paese. In ogni caso, «le raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di Sars-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione», è quanto specificato nella circolare.
TROPPI VACCINI RAVVICINATI POSSONO COMPROMETTERE IL SISTEMA IMMUNITARIO?
OBBIETTIVO: AUMENTARE IL NUMERO DI PERSONE VACCINATE
Vaccinare queste persone con due dosi non determina alcun rischio, come peraltro si può già osservare tra il personale sanitario e gli ospiti delle Rsa contagiatisi nei mesi scorsi e che hanno completato la profilassi. Anzi: la protezione più rassicurante negli studi clinici è sempre stata raggiunta dopo aver inoculato due dosi. Ma in un momento in cui c'è carenza dei farmaci, è stata adottata una scelta di buon senso. «La decisione del ministero della Salute è condivisibile e dettata soprattutto da ragioni logistiche - spiega Sergio Abrignani, ordinario di patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare Romeo ed Enrica Invernizzi -. Oggi sappiamo che l'infezione garantisce una protezione per un periodo di 4-6 mesi. Di conseguenza, l'effetto indotto dal contagio è stato equiparato alla risposta immunitaria indotta dalla prima dose. Mentre l'unica a cui queste persone saranno sottoposte fungerà da richiamo». L'obbiettivo, considerato che almeno per altri 40 giorni l'Italia dovrà fare i conti con scorte limitate di farmaci, è mettere le dosi in eccedenza a disposizione di altre persone. E dare così impulso alla campagna vaccinale.
Tutte le persone infettatesi nel corso della seconda ondata saranno chiamate secondo l'ordine di priorità fissato nelle linee guida del piano vaccinale nazionale e le declinazioni stabilite dalle singole Regioni. Una volta giunti all'appuntamento - nei centri vaccinali, negli ospedali o dai medici di base - gli italiani risultati positivi all'infezione da Sars-CoV-2 dovranno fare presente questo aspetto al personale sanitario. Il tutto attraverso un'autocertificazione (con la possibilità di esibire i documenti attestanti la positività rilasciati dalle aziende sanitarie locali), che guiderà medici e infermieri nella scelta. Non è prevista - né nei giorni precedenti né al momento della vaccinazione - l'esecuzione di test sierologici per il dosaggio degli anticorpi. L'ipotesi, opportuna sul piano scientifico, è stata esclusa per ragioni organizzative. Sottoporre milioni di italiani a questa ricerca comporterebbe prima la quarantena e poi l'esecuzione del tampone molecolare per tutti, per escludere che l'infezione sia in atto. Troppo, considerando la necessità di far crescere il numero delle persone vaccinate.
Vero e falso sui vaccini dall'Istituto Superiore di Sanità
I vaccini possono indebolire il sistema immunitario e portare alla comparsa di malattie autoimmuni - FALSO La nostra capacità di rispondere agli antigeni si sviluppa prima ancora della nascita e il sistema immunitario di un neonato è perfettamente capace di rispondere ogni giorno a migliaia di antigeni, molti di più di quelli contenuti nei vaccini
I vaccini contengono sostanze tossiche e pericolose come mercurio, formaldeide, alluminio - FALSO Nessuno dei vaccini commercializzati in Europa contiene da diversi anni derivati del mercurio, di cui peraltro non è mai stata dimostrata la pericolosità nelle quantità e nelle forme contenute nei vaccini. Le quantità di formaldeide, alluminio e altre sostanze sono minime e tali da non causare alcun danno alla salute.
I vaccini, in particolare quello contro Morbillo, Parotite e Rosolia (MPR), causano l’autismo - FALSO Dai numerosi studi effettuati non emerge alcuna correlazione tra il vaccino MPR e l’autismo. Lo studio erroneamente citato a sostegno di questo presunto legame, pubblicato su Lancet, è stato infatti ritirato dalla rivista perché dimostrato fraudolento e l’autore è stato, inoltre, radiato dall’albo dei medici del Regno Unito
A causa del decreto sull’obbligo aumentano i vaccini somministrati ai bimbi nel primo anno di vita - FALSO Il decreto non modifica il calendario vaccinale, le immunizzazioni e la scansione temporale restano le stesse. I genitori che negli anni passati hanno fatto fare ai figli sia quelle obbligatorie che le raccomandate al momento del loro ingresso a scuola li avevano protetti dalle 10 malattie previste dalla legge in discussione, e in alcune Regioni anche da altre, ad esempio lo pneumococco
Esistono degli esami che possono predire eventuali effetti collaterali dei vaccini - FALSO Non esiste nessun test in grado di predire gli effetti collaterali dei vaccini
La riduzione delle coperture vaccinali ha provocato la recrudescenza di malattie come il morbillo - VERO L’attuale riduzione delle coperture vaccinali ha provocato la recrudescenza di alcune malattie come il morbillo, e potrebbe portare al ritorno di patologie ormai assenti dal nostro paese, come la polio o la difterite, ma non ancora debellate dal resto del mondo
Il morbillo può essere causa di gravi complicanze - VERO Il morbillo può essere causa di gravi complicanze e danneggiare temporaneamente le difese immunitarie. Tutto ciò può essere prevenuto dal vaccino
La sicurezza dei vaccini è ben documentata - VERO La sicurezza dei vaccini è documentata da milioni di dosi somministrate, dalla costante attività di sorveglianza dei possibili eventi avversi e dagli studi di sicurezza che vengono effettuati sia prima dell’autorizzazione che dopo l’immissione in commercio di ogni vaccino. Gli effetti collaterali gravi da vaccino hanno una frequenza estremamente più bassa di quelli delle malattie da cui proteggono
L’Italia è uno dei 14 Paesi dove il morbillo è ancora endemico - VERO L’Italia è uno dei 14 Paesi dove il morbillo è ancora endemico ed è nella “top ten” dei paesi che hanno segnalato più casi a livello mondiale da Novembre 2016 ad Aprile 2017. Dall’inizio del 2017 sono stati notificati oltre 3.500 casi, molte complicanze gravi inclusi casi di polmonite, 2 casi di encefalite e 2 decessi. Il 40% circa dei casi è stato ricoverato in ospedale, a conferma della gravità della malattia. Il 35% circa dei casi ha riportato almeno una complicanza
La malattia impegna il sistema immunitario molto di più della corrispondente vaccinazione - VERO Inoltre nella composizione dei vaccini attuali gli antigeni presenti sono molti meno rispetto a quelli che venivano somministrati trenta anni fa