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I nostri ricercatori
Francesca Borsetti
pubblicato il 13-09-2023

“Progettare” nuove molecole contro il tumore gastrico



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Colpire selettivamente alcune porzioni “anomale” del DNA potrebbe aprire la strada a trattamenti innovativi nelle recidive di tumore allo stomaco: la ricerca di Chiara Platella

“Progettare” nuove molecole contro il tumore gastrico

La possibilità di interferire finemente con i meccanismi molecolari delle cellule tumorali rappresenta una strategia affascinante ed efficace per il trattamento del cancro. Alcune strutture non canoniche del DNA, chiamate G-quadruplex, potrebbero diventare bersagli molto interessanti per il trattamento selettivo del cancro, visto il loro ruolo nella regolazione dei meccanismi tipici delle cellule tumorali.

Chiara Platella è ricercatrice presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, dove progetta e identifica piccole molecole organiche capaci di interagire selettivamente con queste strutture peculiari. Il suo lavoro potrebbe aprire la strada a terapie in grado anche di prevenire la resistenza agli antitumorali e lo sviluppo di recidive nel tumore dello stomaco. Il progetto sarà sostenuto per tutto il 2023 da una borsa di ricerca di Fondazione Umberto Veronesi.

Chiara, come nasce l'idea del vostro lavoro?

«Nasce dalla necessità di trovare nuove cure efficaci per il cancro allo stomaco, una neoplasia che -a oggi - risulta ancora difficile da prevenire e curare. In particolare, l’obiettivo ultimo del nostro progetto è lo sviluppo di farmaci mirati, con effetti collaterali ridotti rispetto agli antitumorali attualmente in uso».

Perché avete scelto di orientarvi su questa linea di ricerca?

«La nostra linea di ricerca è basata sullo sviluppo di farmaci che riconoscono in maniera selettiva particolari strutture del DNA chiamate G-quadruplex (si tratta di formazioni di DNA “non canoniche”, spesso presenti all’interno delle cellule neoplastiche NDR). Questo filone potrebbe portare allo sviluppo di trattamenti antitumorali efficaci, a bassa tossicità e basso costo per la pratica clinica di routine contro il cancro allo stomaco, nonché come prevenzione della sua recidiva».

Quali sono gli aspetti poco noti da approfondire?

«Vorremmo approfondire la possibilità di utilizzare i potenziali candidati farmaci da noi identificati come terapia di prevenzione contro la ricomparsa del cancro gastrico, oltre che come trattamento».

Come intendete portare avanti il vostro progetto quest’anno?

«La prima fase del nostro progetto riguarderà la progettazione e la sintesi (produzione in laboratorio, NDR) di piccole molecole in grado di interagire con i bersagli tumorali identificati. Successivamente, saranno valutate l’affinità e la selettività di queste molecole per i siti bersaglio, mediante tecniche di bio-fisica. Infine, sarà studiata l’attività antitumorale delle molecole più promettenti, attraverso esperimenti su modelli tumorali in vitro».

Chiara, sei mai stata all’estero per un’esperienza di ricerca?

«Sì, ci sono stata tre volte, per periodi di diversa durata».

Dove sei stata?

«A Lubiana, in Slovenia. Il corso di dottorato prevedeva un periodo all’estero di tre mesi e successivamente ci sono tornata per due esperienze post-doc della durata di sei mesi e un mese».

Cosa ti ha spinto a partire?

«Il desiderio di acquisire nuove competenze, di imparare a utilizzare strumenti nuovi e sofisticati, di interagire con ricercatori stranieri e di ampliare la cerchia delle collaborazioni scientifiche».

Dove ti vedi tra dieci anni?

«In un laboratorio di ricerca, a supportare ragazze e ragazzi all’inizio della loro carriera da ricercatori».

Cosa ti piace di più della ricerca?

«Scoprire che c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire!».

Se ti dico scienza e ricerca, cosa ti viene in mente?

«Una provetta e un camice. La provetta contiene le basi molecolari della conoscenza, l’unica risorsa che può portare a un reale progresso nella scienza; il camice è il vestito indossato da chi può rendere reale questo progresso».

Cosa avresti fatto se non avessi fatto la ricercatrice?

«La ricercatrice!».

Qual è per te il senso profondo che ti spinge a fare ricerca e dà un significato alle tue giornate lavorative?

«Per me fare ricerca significa lavorare non per sé stessi, ma dare tutto sé stessi per migliorare la vita del prossimo. Il senso più profondo delle mie giornate lavorative sta nel pensiero che il lavoro svolto possa portare allo sviluppo di terapie mirate per la cura di pazienti oncologici, in particolare di quelli pediatrici».

Cosa vorresti dire alle persone che scelgono di donare a sostegno della ricerca scientifica?

«A chi ha scelto di donare vorrei dire grazie! Grazie per aver compreso l’importanza di tale gesto. Il futuro è nella ricerca: sia il futuro dei pazienti affetti dal cancro, sia il futuro di nuove cure sempre più efficaci. Il vostro sostegno è indubbiamente il principale motore della ricerca».

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