Contaminanti chimici negli alimenti: nessun allarme per i bambini italiani
I pediatri USA hanno chiesto più attenzione alla contaminazione chimica degli alimenti per bambini. Ma in Italia (quasi) il 99 per cento dei campioni esaminati è privo di residui
L'appello è giunto direttamente dai pediatri statunitensi, preoccupati per la presenza di contaminanti negli alimenti per bambini. «Alcune sostanze chimiche presenti negli alimenti, sotto forma di coloranti, conservanti e materiali di imballaggio, possono danneggiare la salute dei bambini». Motivo per cui viene richiesta «una riforma del processo normativo che regola l'entrata in commercio degli additivi negli Stati Uniti». Sul banco degli imputati, secondo gli specialisti d'oltreoceano, c'è la sicurezza alimentare dei più piccoli. Un tema di crescente interesse, su cui a giusta ragione si interrogano sempre le mamme: sarà sicuro il cibo che diamo ai bambini nei loro primi mesi di vita?
Giuseppe Banderali, direttore dell'unità operativa complessa di pediatria dell'ospedale San Paolo di Milano e membro del consiglio direttivo della Società Italiana di Pediatria, risponde senza esitazioni: «Sì, dal momento che in Italia la tutela del consumatore è molto alta, sopratutto quando si ha a che fare con il cibo per i bambini. Ma in un settore così in evoluzione, come quello della sicurezza alimentare, è giusto comunque pretendere un costante aggiornamento delle evidenze scientifiche». Questo è quello che hanno fatto i pediatri statunitensi, alle prese con una legislazione differente dalla nostra. Nel rapporto, gli specialisti hanno posto l'attenzione su quei composti che, negli ultimi anni, sono stati indicati come possibili corresponsabili di un aumento di condizioni quali l'obesità infantile e la pubertà precoce. Nello specifico: gli ftalati (si trovano nei contenitori in plastica), i bisfenoli(usati come rivestimento di latte e lattine, ma vietati in Europa per la produzione dei biberon), le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas, impiegati a partire dagli anni '50 nella produzione di carta e cartone per uso alimentare e per rivestire le padelle antiaderenti), i nitrati e i nitriti (presenti in vegetali e utilizzati come additivi nei salumi). Sostanze considerate in grado di interferire col sistema endocrino - sono chiamateinterferenti endocrini - e per cui diverse ricerche hanno lasciato intendere un possibile legame con l'obesità, il calo della fertilità e la pubertà precoce.
IMBALLAGGI E ALIMENTI: A COSA PRESTARE ATTENZIONE?
DUBBI PER GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE (ANCORA IGNOTI)
Secondo gli esperti statunitensi, «la presenza di questi composti negli alimenti rischia di essere dannosa sopratutto per i bambini», più sensibili poiché, rispetto agli adulti, in proporzione consumano più bevande e alimenti potenzialmente contaminati. E le sostanze sopra indicate, come affermato da Leonardo Trasande, direttore della divisione di pediatria ambientale del Langone Medical Center di New York, «possono avere effetti anche duraturi, dal momento che gli ormoni coordinano funzioni complesse in tutto il corpo». Un aspetto che rende questo ambito della sicurezza alimentare particolarmente difficile da esplorare, dal momento che a oggi mancano evidenze scientifiche consolidate da osservazioni a lungo termine. Maggiore attenzione, secondo l'American Academy of Pediatrics, andrebbe posta nei confronti di quegli additivi (pari quasi a un terzo del totale autorizzati negli Stati Uniti) il cui utilizzo negli alimenti è stato sdoganato a partire dagli anni '50, dopo riconosciuti come «generalmente sicuri» per l'uomo: pur senza essere stati sottoposti a studi di tossicità rigorosi come quelli superati dai composti entrati in commercio più tardi.
BABY FOOD IN ITALIA: (QUASI) NESSUN PROBLEMA
La situazione è rassicurante però in Europa, dove il 90 per cento dei campioni di «baby food» contiene livelli di contaminanti al di sotto dei limiti. Questo è quanto documentato nel 2016 dall'Agenzia nazionale francese per la Sicurezza Sanitaria di Alimenti, Ambiente e Lavoro (Anses). Dallo studio, che copriva oltre il 95 per cento della dieta dei più piccoli, è emerso uno scenario rassicurante, anche se per nove sostanze (tra cui arsenico inorganico, piombo, nichel, acrilamide) è stata suggerita una particolare vigilanza. Rassicuranti anche i risultati sull'Italia emersi dal rapporto annuale redatto dal Ministero della Salute. L'ultimo dossier, relativo al 2016, ha svelato un 98,6 per cento di campioni esaminati privi di residui. Per fugare ogni dubbio, però, «basta prestare particolare attenzione al riutilizzo domestico dei contenitori e consultare sempre la simbologia impressa sui contenitori, per riconoscere quali possono essere utilizzati per congelare, quali per il microonde e quali ancora sono pensati per il monouso e non vanno riutilizzati», per dirla con Maria Caramelli, direttrice dell'Istituto Zooprofilattico Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
«Quando si pensa ai pericoli chimici che contaminano gli alimenti, si fa spesso riferimento ai pesticidi - prosegue l'esperta -. Poco si parla invece di un'altra importante fonte di rischio: i metalli pesanti, che sono pericolosi quanto, se non più, dei pesticidi e che si accumulano poco a poco nei nostri alimenti. Gli effetti collaterali sono molteplici e dipendono dal metallo e dal suo legame con altri composti. Per esempio l'arsenico tal quale, ovvero nella forma inorganica, è cancerogeno ed epatotossico, mentre se è legato ad altri composti di natura organica si può considerare quasi innocuo. Viceversa per il mercurio, il quale esplica maggiormente la sua tossicità a livello neurologico e renale quando legato ad altre molecole piuttosto che in forma libera. Sia il cadmio sia il piombo presentano riconosciute proprietà nefrotossiche, neurotossiche e cancerogene».
Gli esperti statunitensi, a ogni modo, hanno fornito quattro consigli per ridurre l'esposizione dei più piccoli agli interferenti endocrini, consigli che possono essere considerati utili anche per gli adulti.
Acquistare e consumare più frutta e verdura e meno carni lavorate, specialmente durante la gravidanza
Evitare anche l'utilizzo della plastica nel microonde e nella lavastoviglie: il calore può favorire il rilascio dei composti negli alimenti, motivo per cui meglio prediligere il vetro e l'acciaio inox
Lavare accuratamente le mani prima e dopo aver toccato il cibo
Pulire tutti i frutti e le verdure che non possono essere sbucciati.
Mamme: dieci consigli da seguire se vostro figlio non mangia
Tutta la famiglia deve cercare di avere la stessa alimentazione Il bambino è influenzato a livello sociale nella scelta degli alimenti e tende a mangiare per imitazione. In questo ambito la famiglia ricopre un ruolo cruciale come modello
Riproponete gli alimenti più volte Il consumo ripetuto di un alimento aumenta il gusto del bambino per l'alimento stesso. Non presentate lo stesso piatto in maniera continuativa, ma fatelo a distanza di tempo per non generare noia. Sulla tavola devono essere proposti sempre tutti gli alimenti, compresi quelli non graditi dal piccolo, cucinati in maniera differente
Non costringete il bambino ad assaggiare un alimento con forza L'assaggio forzato può accrescere l'avversione del piccolo. Anche proporre un premio a seguito dell'azione non porta il bambino a consumare volontariamente il cibo, piuttosto a sovralimentarsi solo per ottenere il premio
L'orario del pasto deve essere rispettato Il pasto deve essere un momento ben preciso della giornata: è opportuno che tutta la famiglia mangi alla stessa ora e alla stessa tavola
No giochi, no tv Il pasto è un momento importante, non sono concesse distrazioni. Occorre invitare il piccolo a spegnere la televisione e ad allontanare i giochi. Quindi lasciatelo libero di sperimentare e conoscere gli alimenti presenti sulla tavola
Portatelo a fare spesa Mamma e papà possono lasciarsi aiutare dal proprio figlio nella scelta degli alimenti da acquistare. Rendete partecipe il bambino nel momento della spesa: così si sentirà padrone delle proprie scelte
Organizzate un percorso di familiarizzazione col cibo Il rifiuto di alcuni alimenti si accompagna spesso al rifiuto ad assaggiare. Per portare i ragazzi a provare il sapore di un cibo è necessario stimolarne la curiosità attraverso i sensi: dalla conoscenza alla sperimentazione
Coinvolgete il bambino mentre si cucina Il bambino deve poter prendere confidenza con ciò che ha scelto al supermercato attraverso i cinque sensi in un percorso di avvicinamento al nuovo: lavare, sbucciare, tagliare e inventare ricette insieme a mamma e papà per essere invogliato a gustare le proprie creazioni
L'ultimo passo: assaggiare assieme Dopo aver preparato insieme il piatto, mangiate qualcosa che il bambino ha visto nascere e che ha conosciuto in tutte le fasi di preparazione. Questo comportamento può rassicurarlo e fargli vincere la neofobia. Se ciò non accade, non forzatelo nell'assaggio, ma riproponete nel tempo e più volte il cibo non amato, in modalità diverse
La cucina diventa una festa Prendete un cappellino da chef e rendete partecipe il bambino. Il tempo giocherà a favore di tutta la famiglia