I reni sono tra gli organi più colpiti da Covid-19
L'infezione dà Sars-CoV-2 può colpire anche i reni, ponendo le basi per un decorso più grave della Covid-19. Dializzati e trapiantati di rene più a rischio in caso di contagio
L’infezione da Sars-CoV-2 colpisce innanzitutto i polmoni. Già, innanzitutto. Ma non solo. Con un anno di esperienza sulle spalle, oggi sappiamo cheCovid-19 può lasciare il segno anche su altri organi. Tra tutti, i reni sono oggi riconosciuti tra i più a rischio. E osservati con un occhio di riguardo: sia per la fragilità dei pazienti con un’insufficienza d’organo sia perché la malattia è in grado di mettere a repentaglio la loro tenuta. Un aspetto da non trascurare, richiamato in occasione del World Kidney Day: la giornata mondiale dedicata alla salute dei reni (11 marzo). Una delle evoluzioni più temute di Covid-19 è rappresentata infatti proprio dall’insufficienza renale, considerata un’insidia in grado di mettere a repentaglio la vita di pazienti già indeboliti da giorni o settimane trascorsi facendo i conti con la polmonite interstiziale.
Il danno renale nei pazienti colpiti da Covid-19 è tutt’altro che raro. Ed è ormai noto da quasi un anno: tanto è il tempo trascorso dalle prime evidenze messe nero su bianco dai ricercatori cinesi, con cui fu dimostrato che quasi la metà delle persone ricoverate a causa della malattia provocata presentava proteine o sangue nelle urine. Un segno evidente di lesione a livello dei reni, confermato nei mesi a seguire da diversi studi: l’ultimo dei quali appena pubblicato sulla rivista Jama Network Open. In linea generale, si stima che l’insufficienza renale acuta compaia in una quota compresa tra il 24 e il 57 per cento dei pazienti ricoverati nei reparti di pneumologia, malattie infettive e medicina generale. Ma può arrivare anche all’80 per cento tra coloro che necessitano del supporto respiratorio in terapia intensiva. Il deficit di attività dei due organi tra coloro che risultano alle prese con Covid-19 è più accentuato rispetto al resto della popolazione. Lo conferma il maggior ricorso alla dialisi e, più in generale, il rischio più elevato di andare incontro alla cronicizzazione del problema (insufficienza renale cronica). Un aspetto compreso con il passare delle settimane, che ha portato a rendere nevralgica (anche) la figura del nefrologo nell'assistenza a questi ammalati.
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I MECCANISMI ALLA BASE DEL DANNO RENALE
Ma quali sono i meccanismi attraverso i quali il virus può danneggiare i reni? «Sars-CoV-2 è stato rilevato a livello sia dei tubuli sia dell’epitelio renale in diversi pazienti deceduti a causa del Covid-19», spiega Giuseppe Grandaliano, direttore dell’unità operativa complessa di nefrologia del Policlinico Gemelli di Roma. Un aspetto che non stupisce, se si considera che nei reni abbondano i recettori ACE2 (fino a 100 volte tanto quelli riscontrati nel tessuto polmonare), la porta d’ingresso del virus nelle cellule. A ciò occorre aggiungere un effetto indiretto, determinato dalla risposta infiammatoria diffusa (tempesta citochinica) responsabile dell’aggravarsi delle condizioni di questi pazienti. «Sempre attraverso le autopsie, sono state rilevate le tracce delle cellule coinvolte nella risposta infiammatoria a livello renale - prosegue Grandaliano -. A ciò occorre aggiungere che le citochine proinfiammatorie che risultano diffuse nel circolo sanguigno possono provocare ipossia e rabdomiolisi». Una condizione, quest’ultima, che determina un danno muscolare diffuso, con la liberazione dell’enzima creatina fosfochinasi nel sangue. Il suo accumulo è tossico per i «filtri» del nostro corpo. E, come tale, in grado di determinare un’insufficienza renale acuta anche nell'arco di 48 ore.
L'insufficienza renale acuta rischia dunque di essere un «nemico» in più da fronteggiare in ospedale, per pazienti già alle prese con una funzionalità respiratoria compromessa da Covid-19. A ciò occorre aggiungere che chi supera la malattia, se ha dovuto fare i conti con un danno ai reni, è poi chiamato a tenerne sotto controllo l'attività per diverso tempo (a seconda della gravità dell'insufficienza riscontrata). Fin qui i segni che Covid-19 rischia di lasciare sui reni. Ma il rapporto tra gli organi in cui avviene la produzione delle urine e la malattia provocata da Sars-CoV-2 è più articolato. E chiama in causa anche la fragilità a cui risulta esposto chi, già sofferente di insufficienza renale, viene contagiato dal coronavirus. Secondo un'indagine condotta dalla Società Italiana di Nefrologia nel corso della seconda ondata, i pazienti con una malattia renale cronica (condizione più frequente in presenza di ipertensione, diabete di tipo 2 e obesità) convivono con un maggior rischio di infettarsi. E, in tal caso, la malattia è accompagnata da una maggiore letalità.
RISCHI MAGGIORI PER DIALIZZATI E TRAPIANTATI DI RENE
Da ottobre a oggi, un quarto di questi pazienti è deceduto a causa delle complicanze di Covid-19. Un tasso di 8-10 voltesuperiore a quella della media della popolazione generale. I più a rischio sono considerati i dializzati e i trapiantati di rene, costretti a seguire una terapia immunosoppressiva per tutta la vita. Una condizione che riguarda quasi centomila persone, in Italia. Spiega Piergiorgio Messa, direttore dell'unità operativa complessa di nefrologia, dialisi e trapianto renale al Policlinico di Milano: «I pazienti in dialisi e coloro che hanno ricevuto un trapianto di rene sono più suscettibili a contrarre l’infezione. E, cosa ancora più rilevante, quando infettati hanno un rischio di morire più elevato rispetto alla popolazione generale».
Nello specifico i più esposti, soprattutto nella prima ondata, sono stati i pazienti costretti a effettuare la dialisi in ospedale. Trascorrendo ore, sia in attesa sia durante la terapia, in ambienti comuni a più alto rischio infettivo. Sì spiega così l'indicazione a vaccinare quanto prima questi malati. «È evidente che il rapporto tra malati nefropatici positivi, dializzati e trapiantati, e il numero di morti sia rimasto costante tra la prima e la seconda ondata - conclude Messa, che presiede la Società Italiana di Nefrologia -. Il piano vaccinale deve considerare una priorità l'immunizzazione di questi pazienti particolarmente fragili per esposizione all’infezione, presenza di altre malattie e conseguente alta letalità».
Coronavirus e Covid-19: le regole da seguire
3 - Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani Il virus si trasmette principalmente per via respiratoria, ma può entrare nel corpo anche attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non ben lavate.
Le mani, infatti, possono venire a contatto con superfici contaminate dal virus e trasmetterlo al tuo corpo.
6 - Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol I disinfettanti chimici che possono uccidere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) sulle superfici includono disinfettanti a base di candeggina / cloro, solventi, etanolo al 75%, acido peracetico e cloroformio.
Il tuo medico e il tuo farmacista sapranno consigliarti.
2 - Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute Mantieni almeno un metro di distanza dalle altre persone, in particolare quando tossiscono o starnutiscono o hanno la febbre, perché il virus è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere trasmesso a distanza ravvicinata.
8 - Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus Al momento, non ci sono prove che animali da compagnia come cani e gatti possano essere infettati dal virus.
Tuttavia, è sempre bene lavarsi le mani con acqua e sapone dopo il contatto con gli animali da compagnia.
5 - Non prendere farmaci antivirali né antibiotici a meno che siano prescritti dal medico Allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche che l’uso dei farmaci antivirali prevenga l’infezione da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2).
Gli antibiotici non funzionano contro i virus, ma solo contro i batteri. Il SARS-CoV-2 è, per l’appunto, un virus e quindi gli antibiotici non vengono utilizzati come mezzo di prevenzione o trattamento, a meno che non subentrino co-infezioni batteriche.
4 - Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci Se hai un’infezione respiratoria acuta, evita contatti ravvicinati con le altre persone, tossisci all’interno del gomito o di un fazzoletto, preferibilmente monouso, indossa una mascherina e lavati le mani.
Se ti copri la bocca con le mani potresti contaminare oggetti o persone con cui vieni a contatto.
9 - In caso di dubbi NON recarti al Pronto Soccorso: chiama il tuo medico di base e se pensi di essere stato contagiato chiama il 112 Il periodo di incubazione del nuovo coronavirus è compreso tra 1 e 14 giorni. Se hai febbre, tosse, difficoltà respiratorie, dolori muscolari, stanchezza NON recarti al Pronto Soccorso: chiama il tuo medico di base per avere informazioni su cosa fare; se pensi di essere stato contagiato chiama il 112.
1 - Lavati spesso le mani Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono decisivi per prevenire l’infezione. Le mani vanno lavate con acqua e sapone per almeno 20 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare
anche un disinfettante per mani a base di alcol al 60%. Lavarsi le mani elimina il virus.
7 - A distanza dagli altri e con la mascherina Quando si è con altre persone, più si è lontani e meglio è. In situazioni di comunità, si raccomanda di indossare sempre una mascherina (senza valvola) per coprire naso, bocca e mento. Prima e dopo averla rimossa, oltre che dopo averla maneggiata, lavare sempre le mani.
Nuovo coronavirus e Covid-19: le regole utili da seguire Come dobbiamo sapere per affrontare con le dovute cautele e senza timori eccessivi l'epidemia di nuovo coronavirus? I consigli dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute. (Fonte: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/)
8 - I prodotti MADE IN CHINA e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che le persone che ricevono pacchi dalla Cina non sono a rischio di contrarre il nuovo coronavirus, perché non è in grado di sopravvivere a lungo sulle superfici. A tutt’oggi non abbiamo alcuna evidenza che oggetti prodotti in Cina o altrove possano trasmettere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2).