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Fabio Di Todaro
pubblicato il 13-04-2021

Covid-19 e trombosi: sotto esame il vaccino Johnson & Johnson



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Le autorità sanitarie statunitensi sospendono l'uso del vaccino Johnson & Johnson dopo sei casi di trombosi in altrettante donne. Valutazioni in corso in Europa

Covid-19 e trombosi: sotto esame il vaccino Johnson & Johnson

Atteso in Italia per i prossimi giorni, il vaccino sviluppato da Johnson & Johnson tarderà ad arrivare. Come già accaduto con il farmaco sviluppato da AstraZeneca, anche per quest'ultimo (atteso nel nostro Paese a partire dal 19 aprile) è stata sollevata l'ipotesi di un rischio aumentato di sviluppare trombosi nelle persone sottoposte alla profilassi. Motivo per cui le autorità statunitensi (la Food and Drug Administration e il Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) hanno sospeso in maniera temporanea la somministrazione del farmaco, dopo sei casi di malattia registrati in altrettante donne (una delle quali deceduta) vaccinate. L'incidenza del problema è bassissima, considerato che negli Stati Uniti sono state somministrate sette milioni di dosi. Ma per precauzione si è deciso approfondire la questione. La possibile correlazione viene valutata anche in Europa, dove le prime iniezioni del vaccino erano date per imminenti. E sono state invece rimandate, al momento a data da destinarsi.

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VACCINO J&J: DI COSA SI TRATTA?

Il prodotto di Johnson & Johnson - è stata la stessa azienda a sospendere la distribuzione nel Vecchio Continente, subito dopo aver ricevuto lo stop oltreoceano - è un vaccino a vettore virale. Questi farmaci utilizzano per l’appunto un virus - generalmente un adenovirus incompetente per la replicazione: di provenienza umana, nel caso di questo farmaco - per portare all'interno della cellula la sequenza del codice genetico che codifica per la proteina Spike. Ovvero il «gancio» che Sars-CoV-2 utilizza per legarsi ai recettori ACE2 e farsi largo all’interno delle cellule: dei polmoni, ma non solo. Una volta inoculato il vaccino, il sistema immunitario si attiva contro la proteina e produce degli anticorpi che, qualora il soggetto entrasse a contatto con il virus, lo proteggeranno dall'infezione. Il principio è lo stesso che è alla base dei vaccini di AstraZeneca Sputnik V (non autorizzato in Europa). Idem dicasi per l'italiano Reithera, per cui è in corso la sperimentazione di fase 2. Con una differenza: il prodotto di Johnson & Johnson ha la caratteristica di essere efficace con un’unica dose.  


Varianti virali: i vaccini sono comunque efficaci

VACCINO J&J: EFFICACIA ED EFFETTI COLLATERALI

Sulla base dei dati raccolti nel corso di uno studio clinico che ha coinvolto oltre 44mila persone dai 18 anni in su (negli Stati Uniti, in Sudafrica e nei Paesi dell'America Latina), a marzo prima l'Agenzia Europea (EMA) e a seguire quella Italiana del Farmaco (AIFA) hanno valutato efficace il vaccino di Johnson & Johnson nella prevenzione delle forme gravi di Covid-19 dopo 14 (67 per cento) e 28 giorni (85 per cento) dall'unica somministrazione. I dati attualmente disponibili - il vaccino può essere somministrato a partire dai 18 anni - hanno mostrato che nei soggetti over 65 non si è notata alcuna flessione nella efficacia. Gli effetti collaterali sono risultati generalmente lievi o moderati. E comunque risolvibili entro un paio di giorni dalla vaccinazione. I più comuni: dolore al sito di iniezione, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari e nausea. Detto questo, l'Agenzia Europea del Farmaco monitora «la sicurezza e l'efficacia del vaccino attraverso il sistema di farmacovigilanza», oltre che attraverso «ulteriori studi da parte dell'azienda e delle autorità europee». Da qui la scelta di valutare il rischio trombotico correlato alla vaccinazione, a seguito degli episodi registrati negli Stati Uniti. 


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QUANTE DOSI IN EUROPA? 

Difficile dire quanto ci vorrà per uscire da questo impasse, anche se entro il fine settimana il quadro potrebbe divenire già più chiaro. Stop a parte, in tutta l'Unione Europea dovrebbero essere distribuite 200 milioni di dosi di vaccino Johnson & Johnson entro la fine del 2021. Di queste, 27 milioni verranno destinate all'Italia. Le prime 180mila sono già a Roma, mentre 7.3 milioni è il quantitativo promesso dall'azienda statunitense entro l'inizio dell'estate. Numeri che equivalgono a quelli delle persone che potranno essere vaccinate, in ragione dell'opportunità di proteggere la popolazione con un'unica dose. Un aspetto saliente, che renderebbe più semplice imprimere un'accelerazione alla campagna vaccinale. A ciò si aggiungono le condizioni di conservazione del farmaco, che può essere stoccato in frigorifero a 2-8 gradi per tre mesi (questo lo rende adatto alla somministrazione anche nelle farmacie) o a -20 gradi per due anni. Il blocco delle consegne, però, è giunto inatteso. E rappresenta una tegola, in questa fase cruciale per uscire dall'emergenza. Servirà ancora del tempo per avere i primi vaccinati in Italia con il farmaco di Johnson & Johnson.

 


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