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Fumo
Serena Zoli
pubblicato il 11-04-2014

«Fumo una sigaretta, così mi rilasso»? E’ falso e la scienza lo dimostra



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Sconfessato da una corposa ricerca il “mito” della sigaretta rilassante. Provato che anche chi ha problemi di depressione migliora con l’addio al tabacco

«Fumo una sigaretta, così mi rilasso»? E’ falso e la scienza lo dimostra

«Fumo una sigaretta, così mi rilasso». Falso. La sigaretta ha creato  ansia per un principio di crisi d’astinenza dato il tempo trascorso dalla precedente e, aspirando di nuovo il tabacco, semplicemente “normalizzo” la situazione, cancellando quel po’ di tensione creatasi. Così secondo il professore Cristiano Chiamulera, ordinario di Farmacologia all’Università di Verona, si deve leggere, in modo corretto, il “mito” della sigaretta rilassante.

Esperto in particolare in droghe e psicofarmaci, il docente spiega che la dipendenza da fumo si instaura creando «adattamenti plastici del cervello. Il che non significa che i fumatori abbiano danni al cervello, ma delle diversità. Un po’ come il muscolo che cambia se allenato. Se smetto col tabacco, tutto il cambiamento viene in evidenza, l’equilibrio che si era creato diventa squilibrio e si manifesta anche poche ore dopo una sigaretta. Creando appunto nervosismo, ansia».

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TIMORI INFONDATI PER L’UMORE

Per questo motivo, continua Chiamulera, c’è spesso il medico, anche se psichiatra, che dovendo curare una persona che soffre di disturbi dell’umore e d’ansia, pensa di non proibirgli “anche” di fumare, altrimenti… «Già che sta così male…», è il pensiero ispiratore. Invece siamo qui a parlare di una ricerca ampia e approfondita di studiosi dell’Università di Oxford («li conosco, sono di grossissimo spessore»), che avrebbero dimostrato che smettere di fumare giova parecchio anche a chi è toccato in questi sei ambiti mentali: depressione e ansia appunto, stato misto depressione-ansia,  senso di negatività, qualità psicologica della vita, stress.

I ricercatori, la cui indagine è stata pubblicata sul British Medical Journal, hanno fatto una meta-analisi di 26 studi che analizzavano la salute mentale di un gran numero di persone prima e dopo aver smesso di fumare. A distanza ora di mesi ora di anni.

 

EDUCARE ANCHE I MEDICI

I benefici fisici sono noti. Quelli di cui si dubitava, in particolare per gente già problematica nella salute mentale, erano i benefici psicologici-psichiatrici. «I fumatori – commentano i docenti di Oxford – possono venir rassicurati che smettendo con il tabacco staranno sensibilmente meglio come benessere mentale». «Bisogna educare anche i medici a questa realtà – osserva Chiamulera -, a sapere che troncare col tabagismo porterà a star meglio i loro pazienti». Un rafforzamento, dunque della cura, anziché un peggioramento delle loro condizioni.

 

VITA PIU’ LUNGA

Aggiungono i ricercatori britannici, tra cui Paul Aveyard, professore di Medicina comportamentale e Ann McNeill, specializzata in dipendenza dal tabacco, che i malati psichiatrici hanno in genere un’aspettativa di vita inferiore di 8 anni rispetto alla popolazione generale: gran parte di questa differenza – ipotizzano - potrebbe derivare dall’abitudine al fumo. Chi è depresso, tende a fumare di più: “per tirarsi su”.

Elena Munarini, psicologa del Centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, commenta: «In questo caso si fa ricorso all’azione attivante della nicotina, non rilassante». Spiega anche che l’astinenza del fumatore non ha tra i sintomi tipici la depressione o l’ansia: «Si può avere irritabilità, nervosismo, un tono dell’umore più basso».

Cristiano Chiamulera di rinforzo: «Il fumatore soffre come tutti noi del “logorio della vita moderna”, secondo una vecchia pubblicità. Solo che se io che non fumo mi sveglio nervoso, agitato, mi dico: va beh, passerà. Il fumatore no: pensa di avere il rimedio sottomano, la sigaretta. E se ne accende una. E dire che il fumo è, tra le principali cause  di morte, la più prevenibile».

La dottoressa Munarini indica un legame tra malessere fisico e psichico: «Fumare crea sensazioni corporee nei polmoni, se dà più affanno o una senso di debolezza, in chi è già ansioso può crescere l’ansia. Oppure in chi soffre di attacchi di panico, l’oppressione fisica può acuire il malessere o addirittura scatenare l’attacco. Poi c’è il senso di oppressione psichica di quanti vorrebbero smettere e non ce la fanno, si sentono dentro una gabbia».

 

AUTOSTIMA E NON SOLO

Smettere, invece, può far bene  alla salute mentale già in quanto fa crescere l’autostima, ci si complimenta con se stessi quando si fanno due rampe di scale senza l’affanno, ci si sente più forti a non delegare più la gestione delle proprie emozioni alla sigaretta. «E questa forza diventa una maggiore resistenza all’ansia».

E se uno proprio non ce la fa o ha troppo paura della crisi d’astinenza? «Noi, al Centro – conclude la Munarini – facciamo una prima visita in cui individuiamo il tipo di fumatore, poi offriamo o aiuto psicologico individuale o aiuti farmacologici. O, anche, tutt’e e due i sostegni insieme».

Insomma: per i fumatori non c’è scampo. Ogni residuo baluardo all’insegna dello “star meglio” è sbaragliato. Non resta che smettere.

 

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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