La protezione cresce già dopo la prima dose. Ma il rischio di contagiarsi rimane anche dopo aver completato la vaccinazione. Escluse le forme gravi di Covid-19
Diversi articoli di giornale riportano casi di persone ammalatesi di Covid-19 pur essendo vaccinate. Come si può spiegare?
Grazie
Federica S. (Ascoli Piceno)
Risponde Sergio Abrignani, professore ordinario di patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare Romeo ed Enrica Invernizzi
I vaccini anti-Sars-CoV-2 attualmente disponibili conferiscono una protezione che va dal 60 per cento di AstraZeneca a oltre il 90 per cento nel caso dei farmaci sviluppati da Pfizer-Biontech e da Moderna.
Questo vuol dire che, anche dopo la doppia vaccinazione, c'è una quota di persone che può ammalarsi, una volta entrata in contatto con il virus. Non è una certezza, ma una probabilità, che può riguardare all'incirca il 10 per cento di coloro che sono stati immunizzati con un vaccino a mRna e una quota compresa tra il 30 e il 40 per cento delle persone che avranno ricevuto la doppia dose del vaccino sviluppato da AstraZeneca.
L'efficacia di questi farmaci non è in discussione. Soprattutto nel caso di quelli a mRna, i dati raccolti negli studi clinici e quelli che stanno emergendo dalla campagna vaccinale condotta in Israele evidenziano come i vaccini contro Sars-CoV-2 siano in grado di proteggere la popolazione. Quando si parla di un possibile contagio ogni dieci persone vaccinate, però, occorre tenere presente la realtà. Siamo di fronte a un virus altamente contagioso, che spesso si trasmette prima che una persona mostri i sintomi dell'infezione. Potenzialmente, a fronte di un milione di vaccinati, centomila persone potrebbero dunque contrarre l'infezione. E, a loro volta, alimentare ulteriori contagi.
Sono numeri enormi, che non possiamo permetterci: a maggior ragione dopo un anno di pandemia. Questo spiega perché, sia tra le due dosi sia una volta completato il ciclo vaccinale, è necessario continuare a indossare le mascherine, rispettare il distanziamento sociale e lavare frequentemente le mani. Sebbene tutti i vaccini praticamente azzerino la possibilità di sviluppare una forma grave di Covid-19, adottare queste precauzioni è fondamentale per ridurre la circolazione del virus nella comunità e proteggere coloro che vaccinati non lo sono ancora. A partire - naturalmente - dalle persone più fragili.
A ciò occorre aggiungere l'incognita legata alle varianti. I vaccini disponibili risultano efficaci anche nei confronti di quella inglese, che al momento risulta la più presente in Italia. Diverso invece sembra essere il discorso per quel che riguarda le varianti sudafricana e brasiliana. Rispetto a queste, tutti i vaccini contro il ceppo originario Wuhan (quelli attualmente inoculati, ndr) sembrano perdere di efficacia per una quota compresa tra il 60 e il 70 per cento. Ciò vuol dire che la maggior parte delle persone vaccinate, in caso di esposizione a queste varianti, potrebbe infettarsi e ammalarsi, anche se non sappiamo se di una forma più severa di Covid-19. Un motivo in più comunque per continuare a proteggere se stessi e gli altri. Che si sia stati vaccinati o meno.
Non fermare la ricerca. Dona ora per i pazienti più fragili.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).