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Cardiologia

Diabete e cuore: meno rischi con l'albiglutide

Nei pazienti con diabete l'albiglutide riduce in maniera importante il rischio di infarto e ictus. I risultati presentati al congresso europeo sul diabete in corso a Berlino

L'albiglutide, un farmaco utilizzato per il controllo della diabete, è in grado di ridurre il rischio di problemi cardiovascolari quali ictus e infarti nelle persone che soffrono di gliemia alta. Un risultato molto importante -chi ha il diabete è maggiormente esposto alle malattie cardiovascolari- presentato al congresso EASD (European Association for the Study of Diabetes) e contemporaneamente pubblicato dalla rivista The Lancet.

IL DIABETE AUMENTA IL RISCHIO DI INFARTO E ICTUS

Una delle principali conseguenze a lungo termine in chi soffre di diabete di tipo 2, la forma più diffusa al mondo che dipende principalmente dallo stile di vita sedentario, è lo sviluppo di malattie cardiovascolari. La persona diabetica infatti presenta un rischio doppio di andare incontro ad infarti ed ictus rispetto a chi non ha problemi di glicemia. Non è un caso che l’aspettativa di vita di un quarantenne con diabete, rispetto ad un coetaneo senza la malattia, sia ridotta di circa 6-10 anni.

CURARE IL DIABETE: NON SOLO INSULINA

A differenza di quanto si possa pensare il trattamento del diabete non consiste nella sola somministrazione di insulina. Nel corso degli ultimi anni sono state sviluppate oltre 10 categorie di farmaci a seconda della gravità e delle caratteristiche del paziente diabetico. Una di esse è GLP-1, una classe di molecole agonisti del recettore del glucagone. A questa categoria appartiene albiglutide, una molecola che agisce sulle cellule del pancreas stimolandone la produzione di insulina. 

RIDURRE IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE DEL 22%

Nello studio presentato ad EASD l'obbiettivo dei ricercatori è stato quello di valutare se l'utilizzo di albiglutide una volta alla settimana, in associazione ad una terapia standard, era in grado di ridurre gli "eventi cardiovascolari" rispetto alla sola terapia standard. Dalle analisi, che hanno coinvolto più di 9 mila partecipanti seguiti per oltre un anno e mezzo, è emerso che l'aggiunta di albiglutide ha ridotto del 22% il rischio di andare incontro a problemi cardiovascolari.  

AGONISTI GLP-1: UN'ARMA IN PIU' PER PREVENIRE LE COMPLICANZE DEL DIABETE

Un risultato importante a cui ha contribuito anche la ricerca italiana. A guidare lo studio è stato Stefano Del Prato, direttore dell’unità operativa di malattie del metabolismo e diabetologia dell’Università di Pisa, che afferma: «Siamo molto entusiasti di questi risultati che confermano come alcuni agonisti del recettore GLP-1 riducono gli eventi cardiovascolari nei pazienti con diabete di tipo 2. Questo nuovo approccio terapeutico offrirà ai medici un ulteriore mezzo per ridurre le principali complicanze del diabete».

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