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Cardiologia

Le 7 regole d’oro che salvano il cuore

Infarto e ictus si possono prevenire se si mettono in pratica alcuni principi raccomandati dall’American Heart Association e che gli italiani invece ignorano secondo una recente indagine

Sono sette gli assi da giocare (e perseguire) per proteggere la salute del cuore. Ma gli italiani non li conoscono o non li praticano adeguatamente, abbassando le difese contro i disturbi cardiovascolari, ictus e infarto in testa che sono in aumento fra la popolazione. Lo rivela l’indagine ‘Controlla il tuo colesterolo’ condotta su oltre mille volontari dai geriatri del Policlinico Gemelli di Roma ed i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista European Journal of Public Health.

LO STUDIO

Non fumare, fare regolare attività fisica, mangiare sano, mantenere i livelli di glicemia bassa, la pressione arteriosa nei limiti, il colesterolo nella norma e un indice di massa corporea adeguato al rapporto peso-altezza: sono i sette principi cardine, gli assi salva-cuore raccomandati anche dall’American Heart Association, per garantire al muscolo cardiaco lunga e sana vita. Ma gli italiani non li conoscono o li trascurano. «La nostra ricerca – spiega Francesco Landi del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia della struttura romana - aveva lo scopo di stabilire quali e quanti fattori di salute cardiovascolare siano conosciuti e vengano messi in atto dalla popolazione». Il campione, piuttosto vasto – oltre 1000 volontari, di cui il 56% donne con una età media di 56 anni, interrogati sulle proprie abitudini e stili di vita con un questionario anonimo raccolto in centri commerciali di sette città del Centro Nord – ha rivelato che i virtuosi sono pochissimi, solo due italiani su cento rispettano tutti e sette i fattori protettivi del cuore, mentre nella maggioranza si difendono a malapena con quattro correte abitudini praticate su sette. Ma restano ancora troppi gli indisciplinati – uno su dieci - che mettono in pratica meno di tre regole salva-cuore.

PREVENZIONE

I dati dell’indagine attestano che c’è ancora molto da fare in tema di prevenzione cardiovascolare: in primo luogo una più attenta e sinergica azione di sensibilizzazione verso i determinanti di salute cardiovascolare. «Questi sette fattori ideali che comprendono il rispetto di corretti stili di vita e dei parametri biologici – continua il professor Landi - hanno dimostrato di abbattere significativamente il rischio di eventi importanti quali l’infarto del miocardio e l’ictus che hanno un forte impatto sociosanitario e sono causa anche di possibile disabilità». L’impegno comune di medici, istituzioni ma soprattutto dei pazienti (specie in caso di diabete e obesità dove il rischio di malattie cardiovascolari è aumentato) devono andare dunque verso un’unica direzione: ‘educare’ alla buona tavola (dieta equilibrata e ricca di alimenti contenenti in particolare vitamina del gruppo B - presente nel pesce in genere, nella carne, nel lievito di birra, nel tuorlo d’uovo, nel latte e derivati, quali formaggi e yogurt, nei vegetali a foglia verde e nei cereali integrali - la quale sembra contribuire ad abbassare il rischio di ictus anche fino al 7%), a togliere dal chiodo le scarpe da ginnastica (pratica dell’attività fisica) e a sottoporsi a periodici check-up (emocromo, colesterolo, glicemia e pressioni), quali comportamenti che firmano una assicurazione per un invecchiamento più longevo e attivo.

 

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