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Oncologia

Tumori a sede ignota: i benefici della terapia target

Quando non si riesce a stabilire la sede primitiva, la miglior terapia potrebbe essere scelta mediante l'analisi del Dna del tumore

Trattare i tumori a sede primitiva ignota, ovvero quelle cellule tumorali di cui non si conosce l'origine, è estremamente complicato. Spesso, per l'incapacità di conoscerne la sede primaria, questi vengono trattati in maniera standard con chemioterapia. Una situazione che presto potrebbe cambiare. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Lancet Oncology: somministrare farmaci in base al profilo di espressione genica del tumore sembrerebbe essere la strategia migliore per controllare la malattia.

COSA SONO I TUMORI A SEDE PRIMITIVA IGNOTA?

I tumori a sede primitiva ignota sono definiti come neoplasie maligne metastatiche di cui si ha una diagnosi istologica ma per le quali non è possibile individuare la sede di origine del tumore primitivo, cioè l’organo di partenza della malattia. Questi tumori rappresentano circa il 2-5% delle neoplasie dell'adulto e l'età media al momento della diagnosi è di circa 60 anni. In circa il 30% dei casi la sede del tumore primitivo è individuata grazie a successivi esami di approfondimento radiologico ed anatomopatologico. Le sedi più frequenti sono il polmone (27%), il pancreas (24%) e il rene (8%).

COME SI CURANO?

Nell'impossibilità di stabilire la sede primaria -ovvero da dove origina la malattia-, la terapia standard si basa sull'utilizzo di combinazioni di molecole chemioterapiche a base di platino, come la combinazione di carboplatino e paclitaxel o la combinazione di cisplatino e gemcitabina. Una "soluzione" generica che di fatto non tiene conto dei possibili punti deboli del tumore che potrebbero essere colpiti con farmaci a bersaglio molecolare.

ANALIZZARE IL DNA DEL TUMORE

Per provare a migliorare le terapie dei tumori a sede primitiva ignota, una delle possibili soluzione è rappresentata dall'analisi molecolare della malattia al fine di individuare possibili caratteristiche comuni ad altre neoplasie in cui si hanno a disposizione farmaci efficaci. Ed è ciò che hanno provato a fare i ricercatori del Fudan University Shanghai Cancer Center nello studio pubblicato su Lancet Oncology.

I RISULTATI

L'analisi ha riguardato 182 pazienti di età compresa tra 18 e 75 anni, con una diagnosi di tumore a sede primitive ignota non precedentemente trattato. Divisi in due gruppi, il primo è stato trattato con chemioterapia standard, nel secondo i pazienti ricevevano una terapia specifica per la sede di malattia attribuita sulla base della caratterizzazione dell'espressione genica mediante un pannello di 90 geni. Lo studio aveva l'obiettivo di valutare la progressione libera da malattia (PFS), ovvero il tempo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della malattia. Dalle analisi è emerso che questo valore è stati superiore nel gruppo che ha ricevuto una terapia specifica anziché la chemioterapia standard. La PFS mediana, ovvero il tempo durante il quale metà dei pazienti coinvolti in uno studio clinico non presenta progressione della malattia, è risultata pari a 9.6 mesi rispetto a 6.6 mesi per la sola chemio. Un dato, seppur preliminare che indica in maniera chiara l'utilità di una profilazione molecolare per i tumori a sede primitiva ignota.

GLI STUDI PRESENTATI AD ESMO 2023

Quanto raggiunto conferma l'utilità di questa strategia come già dimostrato in altri studi presentati allo scorso congresso ESMO 2023. Anche in quel caso due studi (CUPISCO e CUP-ONE) hanno mostrato l'importanza dell'utilizzo dell'analisi del Dna tumorale per scegliere le migliori terapie disponibili e migliorare così la sopravvivenza libera da malattia.

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