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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 18-03-2021

Dieta mediterranea e attività fisica migliorano la fertilità maschile



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Uno studio italiano conferma il ruolo di un corretto stile di vita nel miglioramento della fertilità maschile. Anche se si vive in aree molto inquinate

Dieta mediterranea e attività fisica migliorano la fertilità maschile

L'infertilità - intesa come l'impossibilità di procreare a partire da un anno, dopo la scelta di avere rapporti sessuali non protetti - è un problema che riguarda almeno 1 coppia su 10 (prevalenza stimata tra il 10 e il 15 per cento). Se in passato si tendeva a riconoscere la causa del problema soprattutto nelle donne, oggi si sa che invece le origini del problema sono da ripartire equamente tra i due sessi. All'infertilità maschile, concorrono disturbi ormonali, problemi fisici e anomalie cromosomiche. Ma - è quello su cui si è fatta più luce negli ultimi anni - anche fattori esterni. Alcune sostanze inquinanti e l’eccessivo peso corporeo, per esempio, non sono «alleati» di chi desidera avere un figlio. Al contrario, si è visto che l’attività fisica e l’adozione di una dieta di tipo mediterraneo possono porre le basi per l’allargamento della famiglia. Anche se si vive in un luogo ad alto rischio ambientale.

GLI STILI DI VITA POSSONO
COMPROMETTERE LA FERTILITÀ? 

L'INTERVENTO SUGLI STILI DI VITA EFFICACE ANCHE NELLE AREE INQUINATE

La notizia giunge da uno studio condotto in tre aree italiane ad alto tasso di inquinamento (seppur di natura differente): la provincia di Brescia, la valle del fiume Sacco (tra Frosinone e Latina) e la Terra dei Fuochi (tra le province di Napoli e Caserta). Da qui, su input e con il sostegno del ministero della Salute, sono stati reclutati 263 giovani sani (18-22 anni). I partecipanti - «con una motilità progressiva media degli spermatozoi, uno degli indicatori più importanti per la fertilità maschile, inferiore ai valori di riferimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità»: questo il monito lanciato dagli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista European Urology Focus - sono stati suddivisi in due gruppi. Al primo è stato chiesto di seguire per 16 settimane un regime alimentare di tipo mediterraneo (personalizzato) e un programma di allenamenti a intensità moderata. Agli appartenenti al secondo, invece, è stato fornito un opuscolo con le linee guida per una sana e corretta alimentazione stilate dal Consiglio Italiano per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'Economia Agraria (Crea). Tutti, all'avvio della ricerca, sono stati sottoposti a una visita con il nutrizionista (misurazione di peso, altezza e circonferenza addominale e valutazione degli stili di vita) e a un consulto urologico (effettuazione di uno spermiogramma e analisi della capacità antiossidante totale, parametro che cresce al ridursi del tasso di fertilità). Indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio, le valutazioni ripetute dopo quattro mesi hanno messo in luce l'efficacia dell'intervento sullo stile di vita. Nel gruppo di studio è cresciuta sensibilmente l'adesione alla dieta mediterranea. E, di pari passo, è migliorata la qualità del liquido seminale (concentrazione, morfologia e motilità degli spermatozoi, riduzione del numero dei globuli bianchi). Progressi che invece non hanno riguardato i coetanei esclusi dal programma.


Salute e sessualità: gli italiani ne sanno ancora troppo poco

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LA FERTILITÀ SI CONSERVA A PARTIRE DALLA TAVOLA

«Il nostro lavoro conferma che un intervento basato sulla correzione dello stile di vita ha un effetto positivo su alcuni parametri correlati alla fertilità - afferma Luigi Montano, responsabile del primo servizio pubblico di medicina dello stile di vita in uroandrologia della Asl di Salerno e presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana -. La dieta mediterranea è in grado di apportare composti antiossidanti e antinfiammatori, in grado di contrastare lo stress ossidativo. Sappiamo con certezza che questo causa un peggioramento della qualità del liquido seminale e una più alta frequenza di danni al Dna dei gameti maschili». Anche in questo caso, oltre che per quel che riguarda l'efficacia nella perdita di peso e nella prevenzione di malattie cardiovascolari e oncologiche, via libera a tavola allora al consumo di verdure, legumi, frutta (anche secca)semi, cereali integralipesce (preferibilmente di piccola taglia) e olio extravergine di oliva. Sono queste le principali fonti alimentari di molecole ad azione antinfiammatoria e antiossidante. Alla dieta occorre affiancare un'adeguata attività fisica. Almeno 150' a settimana, per evitare l'insorgenza di sovrappeso e obesità, fattori in grado di minare la fertilità.

GLI ALTRI «NEMICI» DELLA FERTILITÀ 

La fertilità risulta intaccata anche dal fumo di sigaretta, dal consumo eccessivo di bevande alcoliche e di alcuni farmaci, dallo stress psicologico, da alcune infezioni trasmesse per via sessuale (Chlamidia, micoplasmi urogenitali, gonococco, HPV) e dalla carenza di sonno. Aspetti che, talvolta concomitanti, stanno contribuendo a determinare il calo della fertilità che si registra ormai da diversi anni. Secondo uno metanalisi pubblicata nel 2017 sulla rivista Human Reproduction Update, in appena quarant’anni gli uomini occidentali hanno visto calare del 52.4 per cento la concentrazione degli spermatozoi e ancora di più il loro numero medio (-59.3 per cento). Una tendenza che vive una discesa inarrestabile e che ha portato l’epidemiologo israeliano Hagai Levine ad agitare lo scenario peggiore: quello abitato da uomini incapaci di procreare, «se non cambieremo l’ambiente che ci circonda, le sostanze chimiche a cui siamo esposti e il nostro stile di vita».


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STILI DI VITA CORRETTI PER RIDURRE L'IMPATTO DELL'INQUINAMENTO SULLA SALUTE RIPRODUTTIVA 

Crescenti sono le prove dell'impatto che alcuni inquinanti ambientali - metalli pesanti, pesticidi, Pcb, idrocarburi policiclici aromaticidiossine: ma anche le polveri sottili presenti nell'atmosfera e, con ogni probabilità, l'inquinamento elettromagnetico - possono avere sulla fertilità. Un fenomeno ancora in fase di studio, ma che parte da alcune evidenze epidemiologiche consolidate. Nelle aree più inquinate, spesso si osservano difficoltà nella riproduzione ascrivibili a una condizione di infertilità (o di subfertilità) maschile. «Serve un impegno per ridurre l'impatto di queste sostanze sull'ambiente in cui viviamo - conclude Montano -. Oggi però sappiamo che gli effetti negativi dell’inquinamento possono essere controbilanciati adottando fin dalla giovane età stili di vita corretti, che partano dal recupero della dieta mediterranea e dalla costanza nello svolgere attività fisica». 



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