Il ruolo dei social network nei percorsi di educazione alimentare
I ragazzi modificano le proprie scelte anche in base alle immagini che «incrociano» in rete. E se il food porn tornasse utile per fare educazione alimentare?
È una delle cose che gli italiani fanno maggiormente sui social network. Alzi la mano chi non ha mai visto attraverso lo schermo del proprio smartphone fotografie di piatti pronti, di dolci, di pizze o di sushi consumati con amici e colleghi. Questo fenomeno, diffuso soprattutto nei giovani, può avere un'utilità anche per far circolare messaggi utili a far crescere l'adesione a una dieta varia ed equilibrata. Di questo sono convinti i ricercatori del dipartimento di psicologia della Aston University (Birmingham): «Vedere come e cosa mangiano gli altri condiziona anche le nostre scelte», è quanto messo nero su bianco dai tre autori di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Appetite. Un aspetto che merita di essere considerato, perché «può rappresentare anche un'opportunità a disposizioni delle istituzioni sanitarie per migliorare le scelte alimentari della popolazione».
ALIMENTAZIONE E STILI DI VITA: I CONSIGLI DI ELENA DOGLIOTTI
I SOCIAL MEDIA INFLUENZANO LE NOSTRE SCELTE ALIMENTARI
I ricercatori sono giunti a queste conclusioni dopo aver condotto un sondaggio su 369 studenti universitari. L'analisi si è focalizzata sui consumi di frutta, verdura e snack ad alta densità energetica. Ai ragazzi, gli autori hanno chiesto di stimare le quantità di questi prodotti consumati dalle persone che facevano parte dei loro «contatti» su Facebook. Dopo aver raccolto anche le informazioni riguardanti le effettive abitudini alimentari dei partecipanti alla ricerca, gli studiosi hanno incrociato i dati. Obbiettivo: verificare quale fosse l'impatto delle informazioni tratte dal social network sulle scelte compiute a tavola dai ragazzi. Così coloro che avevano avuto l'idea che i propri amici seguissero una dieta più salutare, hanno incrementato i consumi di frutta e verdura. Lo stess trend ha riguardato i consumi di «junk food»: cresciuti (però in maniera meno rilevante) al diffondersi di immagini «tentatrici» attraverso Facebook.
La tendenza a ritrarre il cibo - oggi ha anche un nome: food porn - è una costante dei social network. Anche per caratteristiche, è Instagram quello più utilizzato con questo scopo. Alle fine del 2019, erano già oltre 200 milioni i post con il tag food porn presenti nel suo archivio. Sono i giovani - dai 13 ai 30-32 anni, in media - i più avvezzi a postare le fotografie di ciò che preparano, mangiano e bevono. Spesso, lo fanno prima di assaporare un piatto. Questa, secondo un'indagine Doxa, è la prassi per il 70 per cento degli italiani. Un dato che porta a pensare che il piacere di ritrarre ciò che stiamo per mangiare potrebbe aver già superato quello determinato dall'assaggio. Questi dati, ormai da diverso tempo, guidano il mondo del marketing. Ristoranti, pizzerie, aziende alimentari e food blogger sono tra i più attivi, nel settore. Gli esperti, d'altra parte, sanno che le immagini sono dei potenti attivatori dell'attenzione. Così, complice il graduale abbassamento della nostra soglia di concentrazione, provano a fare in modo che un'instanea finisce per condizionare una nostra scelta (alimentare, ma non solo) in men che non si dica. Di questo aspetto, oggi, è chiamato a tenere conto anche chi si occupa di educazione alimentare.
Tornando allo studio inglese, secondo i ricercatori, i dati provano che le abitudini alimentari dei membri delle reti sociali online potrebbero influenzare (anche implicitamente) le nostre scelte. In realtà è più corretto parlare delle immagini che emergono, non sempre corrispondenti alla realtà. «Sui social, d'altra parte tendiamo a mostrare la parte migliore di noi, anche per quel che riguarda i consumi di cibo», afferma Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e membro della supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi. Come dire: vero è che soprattutto all'inizio del lockdown in molti hanno messo in luce pizze, primi, torte e crostate preparate con le proprie mani. Ma in linea più generale, per quel che riguarda la dieta, «di norma preferiamo dare visibilità al consumo di cibi sani, indipendentemente dal fatto che siano o meno realizzati da noi». Gli autori dello studio sono concordi nell'affermare che questo aspetto, se confermato, potrebbe essere utilizzato per incoraggiare il rispetto di schemi alimentari salutari. Sia in maniera diretta da parte per esempio del mondo delle scuola e delle istituzioni sanitarie sia per esempio attraverso gli influencer.
GLI ESEMPI DA DARE AI RAGAZZI
I più sensibili a un discorso di questo tipo, d'altra parte, sono i ragazzi. Questione anche di sviluppocerebrale.La corteccia prefrontale, chiamata a tenere a freno le scelte impulsive, completa in molti casi la sua maturazione oltre i vent'anni. Fino a quel momento, non avendo ancora uno stile e una personalità già costruiti, i ragazzi tendono a copiare dagli altri. A ciò occorre aggiungere che, almeno fino alla maggiore età, le scelte alimentari sono guidate dalla «gola»: più che dal desiderio di tutelare la salute. «Gli adolescenti e i giovani adulti rappresentano una popolazione particolare - aggiunge Dogliotti -. Le loro preferenze sono facilmente influenzabili: anche per quanto riguarda la dieta. Pensiamo, per esempio, al modello dello sportivo o dell'attore di successo. Attraverso i social network, hanno la possibilità di farsi portavoce di comportamenti e stili di vita salutari». Più ce ne sono, più è probabile che i giovanissimi cerchino di riportare la loro quotidanità nella propria vita. Un effetto analogo è svolto da un adolescente che ha successo nello sport. Seppur inconsapevole, le sue performance fungono spesso da «traino» per gli amici. E non di rado innescano un effetto emulativo. Completamente diverso è invece il discorso da fare nei confronti con gli adulti. Le loro abitudini sono ormai consolidate e cambiarle non è così semplice. «La differenza, in questo caso, la fa l'autorevolezza di chi divulga un messaggio - conclude Dogliotti -. Gli adulti e gli anziani che devono modificare la dieta, spesso per ragioni di salute, cercano informazioni attendibili. Fargliele trovare è il nostro compito».
Dieci consigli per prevenire il diabete di tipo 2
Il segreto per mantenersi in forma Mantenere il peso al livello ideale o poco superiore o, se in eccesso, cercare di perderlo: sono queste le raccomandazioni dei diabetologi italiani per ridurre il rischio di sviluppare la malattia
Consigli per la tavola La prevenzione del diabete di tipo 2 passa anche da un adeguato consumo quotidiano di frutta (almeno due) e verdura (almeno una)
Attenzione agli zuccheri L'indicazione dei diabetologi italiani è quella di alternare i cereali integrali a quelli raffinati
I grassi non sono proibiti, ma attenzione alle quantità I grassi hanno un ruolo importante all'interno della dieta: tanto delle persone sane quanto dei diabetici. Ma non tutti i grassi sono uguali: da qui l'indicazione a consumare con cautela formaggi e salumi
L'importanza di un adeguato apporto proteico Nella dieta mediterranea, le proteine devono costituire il 10-15 per cento dell'apporto energetico quotidiano. Per prevenire l'insorgenza del diabete si consiglia però di dare più spazio ai legumi e al pesce, piuttosto che alla carne
Quali grassi prediligere? L'olio d'oliva, sia a crudo sia per le cotture, è il più indicato per condire i piatti e prevenire l'insorgenza del diabete di tipo 2. Ma anche in questo occorre attenersi alle indicazioni della piramide della dieta mediterranea, che raccomanda un consiglio massimo giornaliero di 30-40 millilitri (3-4 cucchiai)
Come comportarsi di fronte ai dolci? Sono una tentazione, sopratutto per i più piccoli. Ma i dolci e le bevande zuccherate vanno consumati con moderazione: i primi non più di due volte alla settimana, le seconde soltanto in occasioni eccezionali (non devono essere sempre presenti nel frigorifero)
Caffè e alcolici: quanti se ne possono consumare? Per prevenire l'insorgenza del diabete di tipo 2, non ha senso porsi particolari limiti per il caffè. Diverso è il discorso per gli alcolici: di vino non si dovrebbero bere più di due bicchieri al giorno, mentre più stringenti sono i limiti posti per i liquori (meglio se ne consumano, meglio è). Ma una precisazione è doverosa: non esiste una quantità innocua di alcol e anche consumi moderati influiscono sul rischio di varie malattie, compresi alcuni tumori
Le sigarette sono sempre dannose Anche per la prevenzione del diabete di tipo 2, la raccomandazione degli specialisti è chiara: meglio non fumare e non far fumare chi ci circonda
Dire addio alla sedentarietà Per prevenire il diabete di tipo 2, è importante ritagliarsi ogni giorno un intervallo di tempo per l'attività fisica. I diabetologi italiani consigliano di camminare per almeno trenta minuti al giorno