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Fumo
Fabio Di Todaro
pubblicato il 11-04-2018

Con meno nicotina nelle sigarette calerebbe il numero dei fumatori?



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L'ipotesi giunge dagli Stati Uniti: riducendo la dipendenza, calerebbe anche il numero delle malattie e dei decessi provocati dalle sigarette. Ma la conseguenza non è così scontata

Con meno nicotina nelle sigarette calerebbe il numero dei fumatori?

Tra quelle sprigionate dalle sigarette, la nicotina non è l'unica sostanza in grado di provocare dipendenza. Ma ridurre le sue concentrazioni può ridimensionare in maniera significativa l'impatto del fumo sulla salute dell'uomo: inteso come numero di malattie cardiovascolari, respiratorie e tumori. Questa è l'opinione di un pool di esperti della Food and Drug Administration, l'ente statunitense che si occupa di autorizzare l'immissione in commercio oltreoceano di farmaci e dispositivi biomedicali. A patto che «la misura riguardi non soltanto le sigarette, ma tutti i prodotti a base di tabacco»: e dunque sigarette rollate, elettronichesigari, pipe e iQos.


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LE POTENZIALI CONSEGUENZE 

I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver fatto ricorso a un modello matematico mirato a valutare i potenziali effetti della riduzione del contenuto di nicotina nei prodotti a base di tabacco sull'impatto che il vizio del fumo ha sulla salute umana. I dati esplicitati - che rappresentano una proposta al Governo statunitense, per la quale è comunque possibile inviare commenti e suggerimenti fino al 14 giugno: data dopo la quale la Food and Drug Administration deciderà come procedere e stilerà eventualmente una tabella di marcia - sembrano supportare una scelta di questo tipo: cinque milioni di fumatori abituali in meno a un anno dall'adozione del provvedimento (13 milioni dopo cinque anni), 16 milioni di possibili nuovi fumatori evitati entro il 2060 (33 in meno entro il 2100), 2,8 milioni di decessi in meno dovuti al fumo entro lo stesso anno (8,5 milioni fino al 2100). Adottando questa misura, è il parere degli esperti, crollerebbe il numero dei fumatori. Il calo è stato stimato relativamente al contesto statunitense: dall'attuale 15 all'1,4 per cento.

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Trascrizione

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I ricercatori sono partiti dall'assunto, confermato da diversi studi, che una sigaretta con meno nicotina sia meno invitante: tanto per chi già fuma quanto per chi è tentato dall'iniziare a fumare. Questo perché la difficoltà nello smettere è legata sopratutto alla dipendenza indotta dalla nicotina. E in ragione del fatto che «i fumatori sviluppano una tolleranza che li porta a ricercarne sempre di più per avvertire gli stessi effetti»: di rilassatezza, calma ed euforia, dovuti al rilascio di neurotrasmettitori che producono sensazioni di piacere ed eccitazione. Secondo gli esperti, di conseguenza, «ridurre la quantità di nicotina nelle sigarette a un livello che non induca la dipendenza impedirebbe lo sviluppo della tolleranza e renderebbe più facile per i non fumatori l'abbandono del vizio». Con meno nicotina si ridurrebbe pure la portata dei sintomi legati all'astinenza: come la rabbia, l'ansia, l'irritabilità, la difficoltà a concentrarsi, l'aumento di peso e l'insonnia.

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Non trattandosi delle conclusioni di uno studio clinico, occorre comunque approcciare con cautela alle sue conclusioni. Per sillogismo, è più che probabile che una riduzione degli effetti della nicotina possa portare a una graduale diminuzione dei fumatori. E, di conseguenza, dei danni alla loro salute. Ma un simile provvedimento, alla stregua di quanto accaduto all'inizio del secolo con l'approdo sul mercato delle sigarette «light», rivelatesi poi pericolose come tutte le altre (oggi vige il divieto di utilizzare la dicitura, ingannevole), non rappresenterebbe la soluzione a tutti i mali provocati dalle sigarette. «La dipendenza non è innescata soltanto dalla nicotina, dal momento che nelle sigarette ci sono anche altre sostanze provocano la stessa reazione, seppur in misura inferiore - afferma Roberto Boffi, responsabile del centro antifumo dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. A rendere i fumatori schiavi delle sigarette è pure la loro gestualità, che non verrebbe intaccata da una simile contromisura. Il fumo oggi è tante cose: una questione molto più complessa di quella che potrebbe apparire da questa proposta, sicuramente utile, ma che sembra scaricare tutte le colpe sulla nicotina». Serve un approccio sistematico per provare a ridurre in maniera significativa l'impatto del fumo sulla salute pubblica. «Sono cinque le misure da adottare per raggiungere questo scopo: l'aumento del prezzo delle sigarette, lo sviluppo delle norme legislative sul fumo passivo, un'educazione efficace nelle scuole, la presenza costante di adeguate campagne informative e un più robusto finanziamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale ai centri antifumo». Tutto ciò a monte. Più, eventualmente, un taglio drastico alla nicotina.

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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